La scuola che non vogliamo

Entri in una scuola e vieni accolto tra sorrisi e pacche sulle spalle: tutto trasuda accoglienza, i bambini guardano gli insegnanti con rispetto  e le famiglie li accarezzano sicuri di lasciarli in un ambiente protetto e sicuro, nelle mani di persone che meritano fiducia ed apprezzamento. Dirigenti e docenti si guardano negli occhi e discutono animatamente: si preoccupano di bambini e didattica, cercano soluzioni, propongono idee e si scambiano pareri senza preclusioni o preconcetti.

Ogni giorno il Ministro chiama il Miur per sapere se i docenti sono contenti e se gli stipendi vengono regolarmente erogati, se le famiglie sono soddisfatte del livello della didattica e dell’offerta educativa elargita, se le strutture sono adeguate alle esigenze dei bambini e fornite di tutti gli strumenti operativi necessari ad un perfetto funzionamento della macchina scolastica.

Entri in una scuola e nessuno, al di là di un’accoglienza effimera e falsa, si preoccupa di chi veramente tu sia: servi solo a coprire “ un posto “, a cui viene assegnato un diverso valore a seconda che tu sia di ruolo, di ruolo e del luogo dove si trova l’istituto, di ruolo ma proveniente da altra regione, supplente delle graduatorie ad esaurimento, supplente ma delle graduatorie d’istituto, supplente di seconda o terza fascia, docente dell’infanzia, della primaria, delle medie o delle superiori, docente a righe o a quadretti, docente di materie comuni o sostegno.

Fioccano gli sguardi di presunzione e superiorità tra colleghi, coperti da falsi sorrisi e parole di circostanza: i colleghi di ruolo fanno pesare tale privilegio, i supplenti non fanno altro che anelare al ruolo. Le famiglie lasciano i figli al parcheggio per tutto il tempo possibile, che è sempre troppo poco, sapendo che questa aurea visione della docenza e del rapporto educativo viene sostanzialmente accettata da tutti.

Le famiglie conoscono tutto della vita dei docenti e viceversa: si parla dei certificati medici dei supplenti, del loro accento e provenienza, della vita privata di ognuno e del colore delle auto di ciascuno. Insomma, di tutto tranne che di didattica ed educazione. Mille progetti dall’alto contenuto didattico occupano la giornata dei docenti: naturalmente quelli a pagamento raramente raggiungono i supplenti, quelli gratis invece a iosa e guai se non li fai. I dirigenti scolastici vivono con un’unica ossessione: assicurare il servizio e fare in modo che “il posto” sia coperto, così istituzioni e famiglie son felici.

Tutti sanno che gli immobili sono fatiscenti e falsamente a norma, ma tutti tacciono, dai dirigenti, ai docenti e alle famiglie (che ci lasciano i figli).

Tutti sanno che i supplenti non vedono un euro, ma ai docenti di ruolo, alle famiglie e ai dirigenti che importa? L’importante è che il supplente venga a coprire “il posto”! Il Ministro? Che vuoi che gliene freghi! E da questa scuola dovrebbero uscire bambini educati, felici ed istruiti. Questa scuola è quella che tanti di noi non vogliono.

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