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“La scuola che verrà”: quella ticinese

Lo scrive tio.chNews che aggiunge: “Si tratta di un progetto che ragiona non tanto sui contenuti della scuola, quanto sulla sua organizzazione e sulle modalità pedagogiche”, ha spiegato il consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Decs, in un incontro con la stampa che si è tenuto nel primo pomeriggio di oggi a Bellinzona. I principali contenuti del progetto sono quattro: le forme didattiche (oltre alle lezioni, si parla di laboratori, atelier e giornate progetto); la differenziazione pedagogica all’interno del medesimo percorso scolastico; una sola licenza (quella di scuola media) con un profilo delle competenze raggiunte; più flessibilità per l’accesso alle scuole secondarie. 

 “L’obiettivo – ha sottolineato Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola – è di ottenere una scuola equa, inclusiva ed eterogenea”. Ed è proprio l’eterogeneità il nodo su cui bisogna particolarmente lavorare. “Con la personalizzazione si terrà conto delle esigenze degli allievi, delle loro caratteristiche individuali”, ha spiegato. Una personalizzazione che interesserà sia la forma della griglia oraria sia l’offerta didattica, più variegata.

Nell’ambito della valutazione, le note scolastiche dovranno avere un significato più preciso. “E si introdurrà una descrizione delle competenze raggiunte da allegare alla licenza finale della scuola obbligatoria: in questo modo si potrà conoscere meglio la persona, che magari è debole dal profilo scolastico, ma possiede capacità da valorizzare”, ha detto Berger. E la media aritmetica non dovrà più essere un ostacolo per accedere agli studi successivi.

Tra gli aspetti che interessano la figura del docente, si propone a un potenziamento del ruolo del docente di classe. “Che diventi un punto di riferimento per gli allievi, per discutere anche gli obiettivi scolastici e anche per l’orientamento”. Si mette inoltre l’accento sulla cultura della collaborazione, “per migliorare il proprio lavoro”. All’interno dei singoli istituti si vuole rafforzare la figura del responsabile di disciplina e attraverso un portale internet che permette la collaborazione tra tutti i docenti del cantone. 

Per mettere in pratica la riforma, “bisogna anche avere gli spazi per i laboratori, gli atelier ma anche spazi per scambi informali e socializzare”. Bisogna dunque radere al suolo tutte le scuole esistenti? “No – ha precisato Berger – in tutti gli edifici è possibile rivedere l’organizzazione degli spazi. E naturalmente nella realizzazione di edifici nuovi dovremo fare la riflessione opportuna per creare qualcosa di più innovativo”.

L’intenzione è di poter sperimentare il nuovo modello in alcuni istituti tra settembre 2016 e agosto 2020. E poi, dopo un bilancio dell’esperienza, passare a un’eventuale generalizzazione a partire da settembre 2020.

Pasquale Almirante

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