L’And, l’Associazione nazionale docenti, in convegno a Catania, ha dibattuto, nell’Aula magna della Facoltà di Scienze politiche, sulla sua proposta di “scuola democratica” e di “cambiamento”, necessario per “invertire il pericoloso declino verso cui muove il nostro sistema educativo”.
In altre parole il modello di scuola proposto dall’And, “postula un vero e proprio cambio del paradigma organizzativo, da un modello incentrato sugli aspetti burocratici e amministrativi, autoritario e gerarchico, qual è l’attuale modello dirigistico, ad un modello democratico fondato su una leadership distribuita e sull’elettività degli organi di governo.
“Riteniamo -precisa l’And- che la partecipazione effettiva ai processi decisionali sia una leva capace di stimolare e di favorire un clima positivo e motivante; la partecipazione, a sua volta, verrebbe rafforzata dalla condivisione con la comunità professionale, attraverso l’instaurarsi di un rapporto fiduciario di natura elettiva con i colleghi chiamati a ricoprire ruoli di responsabilità organizzativa”.
Queste in sintesi le sue proposte:
E dunque “temporaneità del mandato del rappresentante dell’istituzione scolastica e il suo conferimento attraverso l’elezione. Oggi ancor di più, è necessario dare alle scuole la possibilità di eleggersi un preside, a tempo e di alto profilo culturale e professionale, un leader educativo riconosciuto come tale dalla comunità professionale”.
Il re-indirizzamento dell’organizzazione sugli apprendimenti porta con sé, inoltre, la necessità di una ri-articolazione funzionale del ruolo di coloro che sono preposti alla loro acquisizione, i docenti, con chiari riflessi sullo sviluppo della loro professione. Ruoli diversi richiederanno, infatti, competenze e responsabilità diversificate, oltreché la disponibilità a svolgerli in contesti differenti e, dunque, uno sviluppo della professione degli insegnanti in fasce funzionali non gerarchiche, che consenta ai docenti, che per merito raggiungano la fascia superiore, di ricoprire ruoli rilevanti, compreso quello di preside dell’istituzione scolastica.
Si deve considerare, infine, che le garanzie poste dalla Costituzione possono trovare attuazione solo se sono salvaguardate l’autonomia professionale degli insegnanti e la loro piena partecipazione al governo democratico dell’istituzione scolastica. Da qui, si rileva che lo stato giuridico dei docenti non può più essere assimilato, come ora anche sul piano disciplinare, a quello di altri dipendenti della pubblica amministrazione, ma richiede una propria disciplina e uno specifico sistema di tutele affidato ad organismi tecnico-rappresentativi della professione (Consiglio superiore della docenza)”.
In conclusione, è tempo di prendere atto del fallimento del paradigma dirigistico e sostenere il modello alternativo di scuola democratica che noi proponiamo.
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