La scuola degli acronimi produce caos

PON, RAV, PTOF, PAI, CLIL, UDA. Questa è la scuola degli acronimi e va di moda oggi.

Nell’era delle sigle i docenti sono sottoposti ad un lavoro supplementare non indifferente da svolgere fuori dall’orario scolastico, per dedicare il loro tempo a redigere una montagna di scartoffie che si nascondono proprio dietro questi acronimi, formule magiche ormai entrate nello scolastichese. Si tratta, per la verità, di tante scartoffie che, a volte, disorientano il docente facendogli perdere la bussola dell’orientamento perché sono veramente tanti i quesiti posti dietro questi acronimi.

L’avvento di queste “formule magiche” ha, dunque, imprigionato i docenti e i dirigenti a dedicarsi in attività che esulano dalla loro naturale vocazione e che si rilevano del tutto fuorvianti ed inutili. I Dirigenti sono diventati dei veri e propri burocrati al servizio dello Stato, meri esecutori delle direttive emanate dal MIUR e i docenti altrettanto, tanto che l’ora di lezione sta diventando quasi un’optional.

Con l’autonomia la scuola ha perso la sua vocazione, in quanto tutto ciò che ora si fa serve a produrre business e dietro questi acronimi si nasconde proprio il business. Purtroppo bisogna dire che è tramontata per sempre la vera scuola, quella che preparava (nel vero senso della parola) i ragazzi a diventare protagonisti del mondo, imbevuti come erano di sete di sapere e di cultura vera.

Ora, invece, è tutto vacuo, vuoto, insignificante e i ragazzi escono dal circuito scolastico frastornati, storditi, senza cultura e girano per il mondo come degli automi perché sembra che per la prima volta hanno visto il mondo

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