Categorie: Politica scolastica

La scuola dei più ha l’organico dei meno

La Malpezzi ha invitato tutti a leggersi bene la legge di stabilità. Raddoppio del fondo di funzionamento degli istituti, in questo caso, significa che ci saranno i soldi per la carta igienica.

Più insegnanti, più continuità didattica, più competenze, più formazione, più soldi per gli insegnanti, più merito, più autonomia, più reti. In buona sostanza  i deputati del partito democratico definiscono questa riforma scolastica del governo Renzi, come una grande riforma che risolverà tutti i problemi del nostro sistema d’istruzione. Ma è veramente così? Qualche dubbio sorge e va comunque evidenziato per dovere di cronaca. Ci sarebbe da domandarsi: “ come è possibile che la scuola dei più ha prodotto un organico di diritto e di fatto dei meno?”. Infatti la cosa strana è proprio questa: “ mentre si informa l’opinione pubblica che si sono investiti 4 miliardi per la scuola, nel contempo si sono prodotti gli organici di fatto riducendoli all’osso, senza nemmeno consentire l’esonero dei vicari. Inoltre bisogna dire che esiste anche un’altra emergenza, che si interseca con il problema degli esoneri dei vicari, la mancanza di 1800 posti da dirigente scolastico.

La scuola dei più non può essere sorda rispetto al problema degli organici di fatto e deve derogare rispetto ad un problema così grave. Si tratta di garantire la funzionalità delle scuole e se le parole hanno un senso, gli organici sono una priorità. Su questo fronte pare aprirsi una speranza, infatti il vice Capo di Gabinetto del Miur ha annunciato ai sindacati, nell’incontro del 16 luglio, che tutte le richieste “motivate” di posti aggiuntivi in deroga a quelli previsti con la recente circolare sull’organico di fatto avanzate dagli Uffici Scolastici Regionali verranno accolte e autorizzate.

Attendiamo di verificare se alla scuola dei più verrà concesso un organico di fatto adeguato, perché altrimenti le parole pronunciate dai deputati PD sulla scuola dei più, rimarranno solo pura e cruda propaganda.

Lucio Ficara

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