Sono diverse le nuove applicazioni digitali praticamente già pronte per rivoluzionare il mondo della didattica e delle metodologie di apprendimento.
Si tratta di una serie di tecnologie innovative, quali ad esempio la realtà aumentata, simulatori di realtà virtuale e app ispirate ai videogame: tra non molto tempo, potranno essere utilizzati come strumenti integrativi per rendere l’apprendimento più divertente, intuitivo e in grado di aumentare le perfomance degli studenti.
Immaginiamo, in particolare, l’uso della realtà aumentata in classe in una ipotetica caccia al tesoro semi-virtuale: mentre esplorano un sito storico, con il tablet, gli studenti possono utilizzare ‘indizi’ educativi trovati in diversi punti d’interesse che li orienteranno verso le fasi successive del tour; oppure video che emergono dai libri di testo, o provare l’esperienza di camminare sui fondali oceanici.
Per capire meglio una di queste possibili applicazioni, basta provare uno dei dispositivi in mostra alla ‘D-Nest International Inventors Exhibition’, la grande fiera degli inventori in programma fino a domenica 16 ottobre al PalaExpo di Venezia: l’evento richiama ogni anno espositori tra innovatori, inventori, istituti di ricerca, imprese e università da tutto il mondo che presentano e condividono le loro proposte di innovazione nei settori più disparati, dall’elettronica alla salute, dall’ambiente alla meccanica, dal sociale all’impresa.
L’impiego di tali tecnologie, dunque, sinora utilizzate solo in alcuni ambienti aziendali, comincia a creare dunque interesse anche nel mondo della scuola.
A confermare questa tesi sono anche gli esperti di Arcadia Consulting, società specializzata in formazione aziendale recentemente insignita dal Presidente della Repubblica del premio “Imprese X Innovazione”
”L’adozione di queste nuove tecnologie potrebbe avere un impatto enorme sulla qualità dell’apprendimento”, afferma Silvia Stangherlin, assistente di direzione di Arcadia in una intervista rilasciata all’Ansa. Poi aggiunge: ‘‘diverse ricerche hanno infatti dimostrato che si ha un miglioramento anche del 30% rispetto alle tecniche di insegnamento tradizionali”.
Dello stesso parere è anche David Fayerman, esperto di nuove tecnologie applicate al mondo della formazione che ha creato il progetto Immersive World Project per offrire ai ragazzi un metodo di apprendimento molto più coinvolgente, dove L’insegnante attiva uno tra i diversi possibili scenari per gli studenti, che si trovano via via in realtà e situazioni diverse.
“Le tecnologie”, spiega Fayerman, ”hanno enormi potenzialità, ma serve un cambio di cultura, spesso si ha ancora una concezione antiquata e statica dell’insegnamento. Perché questa tecnologia possa davvero funzionare serve un passo avanti nella formazione, anche degli insegnanti oltre che ovviamente avere a disposizione gli strumenti fondamentali per applicare queste nuove metodologie.
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Di certo, gli studenti non avrebbero dubbi sulla possibilità di divertirsi davanti ad un semplice foglio di carta, che può animarsi se inquadrato con lo smartphone o accedere a materiali interattivi seguendo un percorso formativo personalizzato.
Se queste nuove tecnologie stanno varcando la soglia delle scuole, i robot hanno cominciato a studiare per prepararsi a lavorare al fianco dell’uomo, sperimentando lezioni di agilità, per imparare a compiere movimenti fluidi in modo quasi umano. A cui si aggiungono studi più complessi, mirati a sviluppare intuito e sesto senso, per anticipare le intenzioni dell’uomo.
Gli insegnanti di questi “particolari studenti” sono i ricercatori del Politecnico di Milano, che nel laboratorio NearLab di neuroingegneria e robotica medica stanno addestrando i primi robot infermieri che fra pochi anni affiancheranno i chirurghi in sala operatoria, ma come spiega la ricercatrice Elena De Momi. “Non sostituiranno l’uomo, ma lo affiancheranno nei compiti più ripetitivi, alleggerendone i carichi di lavoro e lasciandolo più libero di concentrarsi sui compiti che richiedono più creatività”.
Questo accadrà anche nelle sale operatorie, dove i chirurghi potranno contare su robot infermieri, pronti a passare al medico i ferri chirurgici durante gli interventi, mentre in un prossimo futuro lo sviluppo di una intelligenza artificiale paragonabile a quella umana consentirà di anticipare e prevenire le richieste dell’uomo.
Come già anticipato dalla Tecnica della Scuola, sviluppi di robotica e di intelligenza artificiale insieme, consentiranno a breve di affiancare robot intelligenti e “preparati” a fianco del docente in grado di supportare ed integrare la lezione classica e di rispondere a qualsiasi domanda.
Per il momento lasciamo ancora studiare i robot e capiamo come sfruttare al meglio le nuove tecnologie interattive per una didattica evolutiva, più interessante ed in grado di attrarre lo studente “digital nativo”.
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