Sono trascorsi quasi due mesi dalla sospensione delle attività didattiche in seguito all’emergenza Coronavirus, un periodo breve ma allo stesso tempo molto lungo per noi che abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini di vita, scoprendo una condizione dell’esistenza finora inimmaginabile.
Siamo qui, sospesi, nel nostro quotidiano che continua, nonostante tutto, a darci la forza di andare avanti e di affrontare le difficoltà, perché la vita, lo sappiamo, è anche questo.
Due mesi senza la scuola, quella vera, quella viva, quella che anima le nostre giornate non solo da settembre a giugno, ma anche nei mesi estivi. Sì, proprio così, perché i docenti lo sanno bene che non si riesce a staccare mai, che la scuola ce la portiamo nelle valigie che prepariamo, in ogni posto in cui andiamo, è nei nostri occhi, sotto la nostra pelle, nei nostri pensieri. E’ parte di noi. Non la chiamerei, in negativo, “deformazione professionale”, semmai “formazione professionale”.
Anche in questi due mesi è stata la stessa cosa: la didattica a distanza ha dato e sta dando a noi docenti la possibilità di continuare a insegnare, in modo indubbiamente diverso, in uno sforzo individuale e collettivo senza precedenti nella scuola italiana, con un dinamismo diffuso che avvertiamo anche se siamo costretti a stare fermi davanti allo schermo di un computer, nelle nostre case che si fanno sempre più piccole intorno a noi.
Come nella quotidianità della scuola in presenza, le superfici degli arredi delle nostre abitazioni sono ricolme di materiali da utilizzare nella didattica a distanza: libri, quaderni, fogli, appunti, penne, matite, colori e tanto altro ancora. Non mancano fonti di ispirazione anche negli ingressi, nelle cucine, sui comodini delle stanze da letto e sui balconi (ma solo nelle belle giornate).
A questo onnipresente materiale si sono aggiunti, in questi due mesi, anche i dispositivi elettronici che sono diventati merce rara soprattutto nelle famiglie con più figli, impegnati, a loro volta, nello svolgimento delle lezioni a distanza.
Tra un affanno e l’altro, una preoccupazione e l’altra, si va avanti con slancio, cercando di non tralasciare nulla, alla continua ricerca di piattaforme, software, risorse digitali, attività significative da proporre agli alunni. Nessun docente si è tirato indietro, anche tra mille difficoltà. Non eravamo pronti, è vero! Nessuno lo era. Ma sappiamo che le grandi rivoluzioni, i cambiamenti, le innovazioni e le più grandi invenzioni sono arrivate sotto la spinta delle necessità. Questo vale anche per la didattica a distanza.
Il bisogno di raggiungere gli alunni, di continuare il nostro lavoro, ha anticipato le raccomandazioni del Ministro dell’Istruzione: la didattica con le tecnologie è partita già dai primissimi giorni, con tutti i mezzi a disposizione, guidata dalle prime indicazioni ricevute dai dirigenti scolastici, ed ha coinvolto da subito i genitori, rendendoli necessariamente corresponsabili dell’istruzione dei loro figli.
Non dobbiamo dimenticare che il nostro operato sta ottenendo risultati significativi soprattutto grazie al supporto che stiamo ricevendo dalle famiglie, perché tra noi e gli alunni, ora più che mai, ci sono loro.
Il livello di coinvolgimento dei genitori è direttamente proporzionale all’età dei discenti. Bisogna, quindi, riconoscere in primo luogo a loro un ruolo fondamentale nella pratica quotidiana della didattica a distanza: sono la nostra forza, le nostre braccia, l’anello di congiunzione che sta tenendo insieme, pur fra tante difficoltà, questo inedito sistema di istruzione che nessuno ha avuto il tempo di preparare.
Le famiglie non fanno mancare il proprio sostegno, perché scuola e famiglia sono da sempre complementari e devono esserlo anche in questo momento. Certo, è difficile riuscire a coinvolgere tutti allo stesso modo; le difficoltà sono molto eterogenee ed è impossibile considerarle singolarmente. Ma ciascuno fa quel che deve e che può. E’ la scuola del buon senso!
Dirigenti, docenti e famiglie stanno costruendo un ambiente di apprendimento che fino a pochi mesi fa non c’era. E questo, inevitabilmente, crea anche problematiche nuove. Ogni pratica, per funzionare bene, ha bisogno di tempo: per questo la raccomandazione da seguire è quella di lasciar sperimentare, di non forzare, di non imporre soluzioni precostituite, di far sedimentare, anche di fallire. Sì, anche questo! Occorre accettare gli errori, quelli che abbiamo fatto e che faremo, perché la via che stiamo seguendo ha pochi punti fermi (sicuramente importanti) e il resto viene dall’esperienza e dal buon senso.
Perché nessuno è infallibile! Gli errori sono necessari, utili come il pane e anche belli, direbbe il compianto Gianni Rodari. Da docente, posso asserire che un errore può sempre essere un’utile occasione di crescita e di apprendimento. Questo vale per tutti. Si sbaglia, ci si corregge, si va avanti. E’ questa la scuola che vogliamo promuovere!
Questo è anche lo scopo basilare delle numerose comunità (ora obbligatoriamente virtuali) di docenti impegnati nella pratica della didattica a distanza, che quotidianamente si affannano per cercare di fare sempre meglio, per acquisire competenze nuove, per essere più efficaci. E lo fanno con umiltà, riconoscendo i propri limiti e affrontando con determinazione e coraggio le loro grandi e piccole paure.
I docenti già abbastanza avviati non hanno lesinato, ai colleghi neofiti, consigli, suggerimenti, proposte che si sono pian piano consolidate con il trascorrere delle settimane.
Lo sforzo della comunità scolastica, in Basilicata, è stato anche prontamente sostenuto dall’Ufficio Scolastico Regionale, che si è prodigato per supportare le scuole nell’esercizio della didattica a distanza, proponendo interessanti webinar che hanno visto la partecipazione di docenti universitari, esperti nazionali, docenti e studenti che hanno messo a disposizione di tutti il proprio sapere e le proprie esperienze, arricchendo progressivamente gli orizzonti culturali della comunità scolastica lucana.
Agli alunni e alle famiglie per varie ragioni in difficoltà, segnate dall’emergenza sanitaria che è diventata anche emergenza economica e sociale, il mondo della scuola non ha fatto mancare la propria vicinanza e mai lo farà. Continuerà a farlo sempre, con ogni mezzo a disposizione. Perché dietro lo schermo dei dispositivi digitali che noi docenti utilizziamo tutti i giorni per svolgere il nostro lavoro ci sono i nostri alunni. La nostra vicinanza, la vicinanza dell’intera comunità scolastica non è e non può essere solo virtuale.
Quando accendiamo i nostri computer per incontrarvi o per registrare una lezione diretta a voi, le nostre emozioni sono quelle di sempre, quelle che ben sapete leggere quando siamo in presenza. L’emozione tradisce la nostra voce, le dita sulla tastiera tremano un po’, perché dall’altra parte ci siete voi. Ed è bello immaginarvi, sentirvi, vedervi. E’ bello ascoltare i vostri messaggi, ascoltare i vostri ringraziamenti. Ebbene sì, anche da lontano, le emozioni che proviamo sono le stesse di sempre. Le avvertiamo tutte e non c’è più distanza, non c’è mai stata. Siamo noi la scuola bella, vera, viva, quella che presto ritroveremo. Siamo e saremo sempre, la scuola dell’affetto e del buon senso!
Walter Pandiscia
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