Ricordo che il preside del liceo linguistico da me frequentato negli anni ’70 soleva dire, con profonda convinzione: “la scuola deve fornire gli strumenti per inserirsi nel mondo del lavoro; se non ci riesce, ha fallito il suo compito”.
Ora come ora, in tempi in cui la scuola pare dover fornire gli strumenti per tutt’altri obiettivi (formarsi una coscienza critica, inserirsi nella società e simili) quanto sostenuto da quel buon preside dei vecchi tempi suona come una bestemmia. Eppure io credo ancora alle parole di quel mio capo d’istituto (allora si chiamava così il dirigente scolastico).
Sì, perché se la scuola recuperasse quella sua vecchia e vituperata funzione, forse non si verificherebbero situazioni vergognose come quella in cui si è trovato un mio amico piccolo imprenditore, che, dovendo assumere un perito meccanico, ha esaminato una serie di candidati.
Ne è risultato un campionario di ignoranza assortita e variegata: qualcuno non sapeva neanche calcolare il volume di una sfera! Oh, certo, saranno stati tutti capacissimi di inserirsi nella società e muniti di grande coscienza critica, ma intanto il posto di lavoro non l’hanno avuto.
E mi piacerebbe tanto sapere se qualcuno li ha assunti per le loro capacità critico-sociali…
Daniele Orla
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