La COronaVIrus Disease 19 fa ancora paura. Così i nostri studenti (e molti docenti), terrorizzati dal virus, dimenticano la minaccia più grave per il loro futuro: ed è ora di ricordargliela.
Se non contrastato, il surriscaldamento globale farà aumentare mediamente il tasso di mortalità annuale planetario di 73 persone ogni 100.000. Significa almeno cinque milioni di morti in più all’anno: numero di vittime pari a quello attuale di tutte le malattie infettive, compresi COVID, dengue, febbre gialla, HIV (AIDS), malaria e tubercolosi. Con punte di 200 morti ogni 100.000 abitanti nei Paesi più poveri e caldi (come Pakistan, Bangladesh, Sudan, Burundi, Congo, Repubblica Centrafricana, Eritrea, Niger, Malawi). E, quand’anche ai nostri concittadini italiani non calesse nulla di quei popoli (peraltro incolpevoli del disastro ecologico), ci si dovrebbe (pre)occupare dell’immancabile e prossimo arrivo di milioni di profughi. A meno non si immagini l’esercito schierato alle frontiere coi cannoni spianati (come voleva qualcuno) per difendere i sacri confini della Patria.
Lo rivela uno studio del National Bureau of Economic Research: il quale non è una combriccola di ambientalisti invasati da Greta Thunberg, ma una seria organizzazione di ricerca privata americana senza scopo di lucro “impegnata intraprendere e diffondere una ricerca economica imparziale tra i responsabili delle politiche pubbliche, i professionisti del business e la comunità accademica“
In base ai dati disponibili su scala globale, la ricerca ha dimostrato la corrispondenza fra temperature e decessi, esaminando le cause immediate dei decessi stessi (per esempio l’ipertermia, o “colpo di calore”), e le connessioni più nascoste: come l’incremento degli attacchi di cuore nel corso delle sempre più lunghe — e più intense — ondate di caldo. Ci sarebbero da aggiungere poi le vittime dell’aumento delle malattie trasmesse da insetti, che col Global Warming proliferano.
Qualcosa di molto peggio dell’attuale pandemia che colma tutti di terrore (soprattutto quanti, guardando molto le TV, non riescono più ragionare). L’enfasi, con cui da nove mesi i notiziari da mane a sera raccontano la SARS-CoV-2, ha scacciato dalle menti l’asteroide che minaccia il nostro pianeta: il surriscaldamento globale, appunto. Proprio nel momento in cui (anche grazie a Greta Thunberg) tutto il mondo cominciava a capire che i moniti degli scienziati erano fondati. Ammonimenti ripetuti per almeno 60 anni dalla letteratura scientifica non hanno potuto quanto ha potuto una semplice ragazzina svedese. Fatto in sé triste, ma capace di dimostrare ciò che Hans Christian Andersen descrive nella fiaba “Gli abiti nuovi dell’imperatore”: in un mondo di adulti privi del coraggio di dire la verità per puro conformismo e paura (e che continuano a magnificare le inesistenti vesti del sovrano), solo un bimbo ha il coraggio di gridare che il re è nudo.
Secondo Amir Jina — Assistant Professor alla Harris School of Public Policy Studies, University of Chicago, economista ambientale coautore della ricerca — moriranno soprattutto anziani, malati e persone vulnerabili: come già accade per COVID-19, ma in misura molto maggiore. “Armageddon ambientale” lo ha definito il premier delle Figi Frank Bainimarama.
Intanto la Cina, primo produttore mondiale di carbone (e dunque di anidride carbonica e altri gas serra), se la prende comoda, annunciando che raggiungerà la “neutralità del carbonio” entro il 2060. L’obiettivo dell’accordo siglato Parigi sul clima nel 2015 (non aumentare le temperature globali di più di 2 gradi centigradi rispetto a 250 anni fa) è vieppiù un’utopia. E già con 2 gradi di aumento sarà una catastrofe.
Aumenteranno le vittime delle sciagure meteorologiche sempre più frequenti; della desertificazione di interi territori; del dissesto idrogeologico sempre più diffuso ovunque; della salinizzazione delle acque di falda dovuta all’innalzamento del livello degli oceani, con conseguente inaridimento dei campi, che genera carestie e fame.
È dovere degli adulti più coscienti (e dunque anche di tutti i Docenti degni della “D” maiuscola) riportare alla mente dei giovanissimi tutto ciò. Non si tratta più di istruirli, né di educarli. Si tratta di salvarli. Di salvare loro, i loro e i nostri discendenti, la civiltà umana. Altrimenti, tra pochissimi anni, nulla sarà più come prima; e prevedere come sarà è assolutamente impossibile, perché il cambiamento climatico — veloce come mai prima nella storia del pianeta — apre scenari del tutto imprevedibili, ma certo non favorevoli alla sopravvivenza della specie umana. Hanno cominciato prenderne coscienza le persone che hanno veduto coi propri occhi fenomeni atmosferici mai visti prima in Italia: tornado che prima si vedevano soltanto in Texas; alluvioni che prima avvenivano sul delta del Gange; mareggiate con onde capaci di distruggere i porti meglio costruiti; oceani che avanzano ovunque.
La Scuola deve farsi carico di informare i giovani e di creare in loro una coscienza critica, tale da diventare coscienza ambientale.
A meno di non esser convinti che vivere significhi soltanto sollazzarsi con la “civiltà dei consumi”, chiudersi in casa dopo il lavoro e guardare la TV.
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