La sindaca, Silvia Magnani, comunque assicura che tutto va avanti e che è tra i diretti interessati dato che il figlio di otto anni frequenta da tre le lezioni che forzatamente si svolgono in aule-container: quattro pareti metalliche con strette finestre e aria sempre viziata sia che all’esterno imperversi il gelo dell’inverno o domini il soporifero caldo d’autunno o di primavera.
Questo lo scenario che ha caratterizzato la vita degli alunni di medie e primarie, costretti, dopo i devastanti danni causati dall’alluvione del 25 ottobre 2011, a seguire le lezioni nei moduli prefabbricati (i cosiddetti container attrezzati), sistemati nell’area dell’ex scalo ferroviario di Aulla, dismesso dal 2008.
La nuova scuola dovrebbe sorgere tra pochi mesi in una zona dove, al momento, ci sono solo fango e acqua, ma attorno alla lunga fila di container, regna solo desolazione, con i lavori di sbancamento bloccati dallo scorso dicembre, dopo aver completato le operazioni di bonifica, quando il terreno risultò impregnato di metalli ritenuti pericolosi per un’area che ospiterà così tanti bambini.
Intanto “una vita da container per gli oltre 400 studenti di primarie e medie (molti dei quali provenienti da Comuni limitrofi) che formano gran parte della popolazione studentesca della “Città dei tre fiumi”, Aulla appunto messa in ginocchio dopo essere stata violentata da uno di essi, ossia il Magra che, in quel disgraziato martedì autunnale di oltre tre anni fa, ruppe gli argini e invase con acqua e fango la parte più moderna di Aulla, sui cui viali intitolati Resistenza e Lunigiana si affacciavano banche, uffici eleganti e frequentati negozi, oltrechè prestigiosi studi di professionisti.
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