La scuola di Matteo chi l’ha scritta, mistero, chi l’ha difesa, Giannini, solo con qualche cenno di assenso ogni tanto, mai, un discorso organico e articolato sulla legge, e, due o tre onorevoli che poco o nulla sanno realmente e concretamente di scuola. Viene il sospetto che a scrivere questo testo siano stati specialisti di organizzazioni altre rispetto a quelle che caratterizzano la nostra scuola e i nostri istituti universitari.
Nulla nasce a caso, c’era un disegno da riprendere, da portare avanti e da concludere, quello dell’autonomia, ma in chiave centro destra, cioè dell’autonomia che consente l’aprirsi a ventaglio delle offerte più disparate, e, soprattutto, più differenziate.
Il motto della Scuola buona, quella della Costituzione indica da sempre una scuola per tutti e per ciascuno e, soprattutto una scuola che permetta a ciascuno di raggiungere quel successo formativo che concettualmente è scritto nella Costituzione e formalmente nell’articolo 1 del D.P.R. 275/99. Il motto della Buona scuola è un altro, detto in prebende, armatevi e partite, vinca il migliore. Sono previsti un sacco di soldi, questo è vero, anche se pensiamo alle ristrettezze a cui le dissennate politiche del risparmio sempre e comunque ha condotto le scuole a rendere obbligatori i contributi volontari delle famiglie. Così, la grande farsa pirandelliana,ha inizio.
La gara è aperta, i presidi, pardon, i dirigenti scolastici, cosiddetti migliori, i più intraprendenti, i più scaltri faranno incetta nei mercatini provinciali degli insegnanti. Saranno dei veri manager, non paventati, come si temeva, ma anzi sollecitati da qualche euro in più, i quali troveranno appoggi, sostegni e denaro per costruire progetti triennali che più belli non si può. Il mercato è l’anima nuova che illumina e guida tutte le attività, quindi anche quelle delle scuole, e, gli insegnanti migliori non saranno soprattutto i più alti in graduatoria per titoli di studio ed esperienza professionale, ma quelli che servono a quel progetto, ogni scuola sarà diversa dall’altra, come vogliono le normali leggi del mercato. Avremo senz’altro Scuole migliori, ma, non avremo una Scuola migliore.
Ne conseguirà oggettivamente, per la mera legge di mercato, che avremo scuole migliori e scuole peggiori. Di conseguenza, avremo dirigenti, insegnanti e scuole migliori, da premiare e gratificare e dirigenti, insegnanti e scuole peggiori da lasciare indietro
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