La scuola va gestita pensando al bene degli alunni, non dei docenti precari da assumere a tutti i costi: è duro il giudizio di Lettera 150, l’associazione che riunisce oltre 200 accademici per far ripartire in sicurezza il Paese, firmata dal pedagogista Giuseppe Bertagna.
Gli intellettuali hanno puntato il dito, in particolare, sul nuovo concorso straordinario che con l’emendamento in via di approvazione alla Camera porterà all’assunzione a tempo indeterminato di 32 mila precari dopo avere superato un concorso che prevede una sola prova scritta.
Secondo l’associazione risulta “difficile immaginare che la scuola possa cambiare per adeguarsi alle sfide dei tempi (dal digitale alla economia globale, dal nuovo modo di concepire e praticare il lavoro con le tecnologie produttive alla complessità delle società interculturali), mantenendo un sistema di istruzione che continua ad essere gestito non in funzione degli studenti ma della necessità di garantire posti di lavoro”.
Gli intellettuali se la prendono anche con l’emendamento approvato al Senato, a prima firma della senatrice Angrisani (M5s), “che ha voluto recuperare tra gli ammessi al concorso anche i precari non specializzati sul sostegno che negli ultimi dieci anni abbiano insegnato ai disabili per almeno 3 anni“.
“Costoro, nonostante abbiano avuto la possibilità di partecipare a ben 4 cicli di corsi di specializzazione per il sostegno, non essendo mai riusciti a superare il test di ammissione, sono stati supplenti senza specializzazione. Ora potranno puntare all’immissione in ruolo”.
Secondo Lettera 150, il problema dei problemi della scuola sarebbe quindi la mancanza di meritocrazia nel reclutare il personale insegnante: “si continua a formare e a reclutare il personale docente non attraverso l’autenticazione affidabile e certificata di competenze professionali ma per occasionalità per lo più emergenziali e per opportunismi per lo più corporativi”.
I concetti espressi sembrano in linea con quelli scritti sul Corriere della Sera del 5 giugno dal professore Ernesto Galli della Loggia, secondo il quale gli insegnanti sarebbero “ostaggio dei sindacati della scuola”: per l’universitario, da decenni “il sindacato tiene prigionieri nella gabbia del suo discorso senza verità e senza vita, fatto solo di vuotaggini pappagallesche, da anni sempre le stesse, sulla democrazia, sull’autonomia, sull’inclusività e così via salmodiando da un’ope legis all’altra”.
Anche per gli oltre 200 accademici di Lettera 150, “se vogliamo una scuola nuova, realmente formativa, si deve partire invece da una diversa selezione dei docenti. Un sistema che li assume in virtù del numero di anni di precariato, o poco più, è l’opposto di cui vi è bisogno”.
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