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“La scuola è finita… forse”

Nel fare il bilancio dell’anno scolastico che si conclude con le operazioni finali degli esami di stato nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, si registra il permanere dello stato generale di sfiducia e di sconforto nel vedere vanificate le tante attese e le molteplici istanze, perché la curva dell’operazione riduzione-tagli appare inarrestabile e corre in discesa senza tener conto degli ostacoli.

 
Il periodo delle vacche grasse degli organici “generosi” è solo un ricordo lontano, gloria e “mea culpa” della politica dei sindacati della scuola, ed oggi la realtà che preannuncia il nuovo anno tende sempre ad una riduzione di posti, che aumenta la pesante scia del precariato, ma nello stesso tempo non ha ancora prodotto la nuova revisione organizzativa del pianeta scuola.
I tentativi di blocco delle attività di ampliamento dell’offerta formativa (gite, progetti, ore aggiuntive) ha di fatto mortificato gli entusiasmi ed i bisogni degli studenti, ma non ha prodotto alcun beneficio alla categoria, che, ancor più sfiduciata. ingoia bocconi amari e  morde il freno.
Delle tante attese del mese di settembre restano solo le buone intenzioni, espresse come auspici e l’evolversi degli eventi ha segnato il passo e l’azione didattica ha seguito il suo corso, scorrendo in un alveo che difficilmente offre garanzia e continuità.
Alla prolungata stagione delle contestazioni studentesche con occupazioni e interventi per nulla civili, è seguita la persistente azione degli “scioperi del venerdì” che non sembra aver avuto alcun successo, tranne che ridurre il tempo scuola, già così “mal ridotto”.
Il “forse” che accompagna l’affermazione del titolo è da ricercarsi certamente nella sempre diligente azione degli operatori scolastici, i quali hanno lavorato con dignità, impegno e ammirevole dedizione. E’, infatti, merito della professionalità docente se, nonostante tutto, gli studenti hanno ricevuto a scuola formazione e istruzione ed il loro anno scolastico è stato fruttuoso in termini di accrescimento di saperi e di competenze. Lo confermano i buoni voti che si registrano nelle pagelle e la ricca elencazione dei crediti formativi che molti studenti hanno conseguito con impegno e meritata gratificazione di eccellenza.
Le innovazioni riduttive delle ore di lezione, la revisione delle cattedre, non sembra aver prodotto miglioramento nel processo della qualità, poco o per nulla sostenuta dalla carenza di risorse economiche, tranne che per i benefici dei fondi europei, che arrivano a scuola tramite i progetti Pon e i Por .
Della scuola la stampa si limita e registrare le tante negatività e le lamentele degli operatori, ma è doveroso evidenziare che in quest’tanno, celebrativo dei 150 anni dell’Unità d’Italia la scuola italiana ha avuto un sussulto di orgoglio ed ha  ripreso il timone della valorizzazione storica e culturale del nostro Paese e si auspica che tale percorso non abbia interruzioni
La scuola siciliana che, grazie ad una nuova legge regionale, si apre verso la valorizzazione della cultura siciliana: storia, lingua, tradizione,  registra in maniera pesante l’assenza del nuovo direttore generale regionale, alcuni posti vuoti a livello di vertice, la non ancora risolta questione dei Presidi “congelati” e le tante scuole assegnate in “reggenza”, con casi particolari di totale abbandono e deplorevole sfascio.
La necessità di un ridimensionamento della rete scolastica, anche a causa della riduzione del numero degli  alunni e la carenza delle strutture, nell’evolversi del tempo,che inesorabilmente passa, preannuncia  già una delle priorità del nuovo scolastico, che è già dietro l’angolo, dopo la breve pausa estiva.
Giuseppe Adernò

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