La scuola pur con tutte le sue criticità naviga verso un sapere intelligente dove la conoscenza si acquisisce prima delle competenze e le abilità, dove il continuo confronto conduce ad un libero dibattito in uno spazio dove gli studenti si ritrovano e con loro si affrontano argomenti sempre più complessi, per far sì che la materia diventi un momento importante di conoscenza continua.
Tutto questo ha un valore pedagogico immenso e rappresenta una zona franca dove poter costruire un modello educativo costante, sia per gli studenti di lingua italiana che straniera.
Ci sono classi dove il numero di alunni stranieri che non conoscono l’italiano e l’inglese è altissimo.
Si fa fatica a comunicare ma piano piano e con grande sacrificio queste ragazze e questi ragazzi riescono ad integrarsi. Ragazze russe che aiutano a studiare in classe compagne ucraine. Studenti italiani che aiutano compagni egiziani.
Studenti disabili, studenti dsa, bes, nai che vivono la scuola con serenità.
Nel 2022 inserire il termine “merito” sopra ogni cosa vuol dire di fatto separare la conoscenza dell’integrazione in un contesto sociale sempre più complesso.
Non credo che il merito si debba associare al termine eccellenza, altrimenti la scuola ha fallito in tutti i suoi valori.
Ricordo che oggi la valutazione degli studenti ha per oggetto il loro processo formativo, il comportamento e i risultati dell’apprendimento.
Tali valutazioni devono essere coerenti con gli obiettivi di apprendimento delineati nel Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF), con le Indicazioni nazionali per i licei e con le Linee guida per gli istituti tecnici e professionali che definiscono il relativo curricolo, e con i piani di studio personalizzati. Il collegio dei docenti di ogni scuola, definisce nel PTOF anche le modalità e i criteri per garantire che la valutazione avvenga in modo omogeneo, trasparente ed equo.
La valutazione del comportamento fa riferimento allo sviluppo delle competenze di cittadinanza, in base a quanto stabilito nello ‘statuto delle studentesse e degli studenti’, dal ‘Patto educativo di corresponsabilità’, firmato dagli studenti e dalle famiglie al momento dell’iscrizione, e dai regolamenti di ciascuna scuola. Gli insegnanti sono responsabili delle valutazioni periodiche e finali, così come della verifica delle competenze acquisite al termine dell’istruzione obbligatoria e durante il corso di studi.
La valutazione periodica si svolge al termine di ogni trimestre, quadrimestre e pentamestre, a seconda della suddivisione dell’anno scolastico stabilita a livello di singolo istituto. Per valutazione finale si intende quella che si svolge al termine di ciascun anno scolastico durante gli scrutini finali e in occasione dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, che si svolge alla fine del quinto anno di studi.
Per la valutazione degli studenti temporaneamente ospedalizzati e per coloro che frequentano l’istruzione familiare, si applicano disposizioni specifiche.
Questa è la nostra scuola, dove sono fissati anche i livelli minimi di apprendimento.
La parola “merito” in un contesto scolastico in continua evoluzione vuol dire etichettare in “più bravo” solo le eccellenze escludendo chi è in difficoltà ma che piano piano riesce a raggiungere “meritatamente” gli obiettivi minimi.
Oggi non ci possiamo permettere di puntare solo su studenti eccellenti. Non è il compito della scuola pubblica laica statale.
Uno Stato dovrebbe investire sulla conoscenza, sulla cultura, nei giovani che sono delle risorse fondamentali per la crescita di una nazione e non considerarli solo dei costi.
Tutti a scuola avrebbero il diritto di “meritarsi” i libri gratis, le attrezzature gratis, i trasporti gratis, il pranzo gratis, spazi gratuiti dove studiare, invece tutto questo non avviene.
I giovani devono fare i conti quotidianamente con mille problemi e purtroppo ogni anno 100mila di loro abbandonano la scuola.
Questa è una sconfitta pesante per lo Stato perché non è in grado di definire un sistema efficace di recupero della “dispersione scolastica”. È una forte criticità del sistema scolastico e formativo del mancato conseguimento entro certi tempi, da parte di una certa quota di minori e di giovani, del livello di istruzione previsto come obbligatorio.
Purtroppo dobbiamo ancora una volta constatare come la realtà e la quotidianità sia lontana e distante dalla politica. Non serve l’istruzione e del merito ma servirebbe L’istruzione, l’inclusione e la tutela del diritto allo studio.
Mi piace ricordare una frase della canzone di De Gregori
[..] “Ma Nino non aver paura
di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia”.
Si Nino, caro studente, non aver paura e non essere triste se ti è andata male un’interrogazione.
Non è mica da questo particolare momento che si giudica uno studente.
Uno studente lo vedi dall’interesse, dell’attenzione
dall’altruismo, dalla curiosità e dalla voglia di sapere…
Paolo Latella
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