“Una didattica collaborativa in cui l’insegnante diventa un coacher, un team leader, in grado di coordinare, indirizzare e formare gruppi di allievi che imparano a ricercare, dibattere, confrontarsi e formarsi idee e conoscenza”.
“Al sistema delle imprese”, sostiene Rondi, “alle professioni e anche alle attività umanistiche e artistiche servono competenze fondamentali che si appoggino certamente a discipline, ma che non ne siano fagocitate, le nozioni conoscitive devono essere completate da una fase esperienziale affinché il sapere si trasformi in saper fare anche con l’alternanza scuola/lavoro”.
La scuola deve allora orientare: “Orientare significa conoscere le caratteristiche degli allievi, avere coscienza dello scenario socio/economico con il supporto di dati di impiegabilità anche prospettica, analizzare i trend emergenti, prevedere le esigenze a medio termine. Tutto questo oggi non esiste” e le scelte sono fatte per passaparola, cosicchè “da questa anomalia nasce la forte discrepanza tra offerta e domanda di lavoro”.
“Nel dibattito per ridurre di 1 anno il percorso formativo che porta al diploma si è intervenuti sperimentalmente sul ciclo di 5 anni delle secondarie, mentre sarebbe più efficace ridurre da 3 a 2 gli anni delle secondarie inferiori, dove si potrebbe inserire il compito strategico dell’orientamento, dando ruolo e stimolo a un corpo docenti oggi depresso e a un percorso formativo amorfo che necessita comunque di interventi”.
Per questo, dice Rondi “valutazioni e merito devono diventare paradigmi necessari per il successo del processo di cambiamento”.
L’orientamento non è solo formativo, ma è pure professionale e quindi occorre che siano coinvolte anche le scuole secondarie superiori passando per la messa a punto di un nuovo modello di governance che preveda autonomia e responsabilità supportata dalla conoscenza delle esigenze di competenza espresse dal mondo del lavoro, sviluppando e adattando i percorsi di studi alle esigenze espresse, certificando il risultato raggiunto e raccordando la scuola al mondo del lavoro con attività di placement. Il sistema delle imprese si assume la responsabilità di avanzare una proposta organica e complessiva di trasformazione del sistema formativo del nostro Paese per ridurre il tasso di abbandono grazie al maggior coinvolgimento degli studenti, aumentare l’attrattività delle scuole tecniche e ridurre così il differenziale tra domanda ed offerta di lavoro, crescere il livello di competenze e di conseguenza l’attrattività per le imprese aumentando così il tasso di occupabilità, rendere più efficace il percorso scolastico per formare gli high skills richiesti dal mondo economico e sociale”.