Se guardiamo alla retromarcia sulla delicata questione dei Quota 96, possiamo dire di no. E’ stato davvero un passo falso quello dello stralcio dell’emendamento che avrebbe consentito a 4mila docenti di andare in pensione già dal 1 settembre. E le critiche della Cgil non tardano ad arrivare: “La vicenda di quota 96 è emblematica della mancanza di rispetto che questo Governo ha per il personale della scuola e per i diritti dei lavoratori. Non si possono illudere 4.000 persone di essere alle soglie della tanto agognata pensione e all’improvviso togliere loro la speranza, per mero calcolo economico e perché non si intende modificare la devastante riforma pensionistica della Fornero.”
Un classico esempio di quando la politica cede il passo alla burocrazia: “Nonostante il parere favorevole di tutte le forze politiche, delle Commissioni parlamentari, della Camera dei Deputati, è bastato l’altolà del Commissario alla revisione della spesa, Cottarelli, per ridare fiato agli argomenti della Ragioneria dello Stato”
La scuola è una cosa seria? Allora Renzi lo dimostri, passando dalle parole ai fatti, “anziché avventurarsi in proposte di riorganizzazione della scuola basate su criteri economicistici, in cui il risparmio dell’erario è la scusa per nuovi tagli che creano disservizi enormi agli studenti e alle famiglie.
Insomma il premier deve stare in guardia: sulla scuola si gioca una partita importante e una grossa fetta di elettorato. Meno proclami e più azione concreta, se no rischia di andar giù alle prime elezioni.
La scuola è davvero una cosa seria. Di parole son tutti sazi, gli operatori dell’istruzione. Basti ripensare a un altro slogan prelettorale di Renzi: “Vogliamo una scuola dove si impara davvero.” Certo. Soprattutto con professori stanchi, demotivati e stizziti dal danno- beffa dei Quota 96, pardon ormai Quota 98…