Caro prof. Draghi,
se pensa di migliorare la scuola con una operazione di babysitteraggio o allungando il brodo con qualche settimana di lezione in più assomiglia a chi nasconde la polvere sotto il tappeto.
Negli ultimi trent’anni di questo si è trattato: di parlare alla pancia degli elettori aggiungendo qualche piccolo cambiamento (ogni nuovo ministro lo ha fatto) stravolgendo l’impianto precedente. Così ci ritroviamo leggi e leggine lunghe oltre un secolo innestate e in contraddizione l’una con le altre. Solo il corpo docenti ha tenuto, migliorato e fatto progredire la buona educazione.
La scuola, invero, necessita:
- di essere tolta dalle grinfie degli enti locali, ritornare statale e centralizzata nei suoi bisogni fondamentali (soprattutto per il Sud);
- di una rete internet adeguata e di strumenti didattici idonei;
- di strutture, locali, spazi moderni e in sicurezza anche in relazione alle temperature;
- di stabilità del personale scolastico.
Vorrei ricordare, poi, che:
- i giorni annuali di lezione sono più che in linea con quelli degli altri paesi d’Europa, ma non gli stipendi del personale scolastico;
- le scuole del primo ciclo sono state sempre in presenza, in prima linea con tutti i rischi personali del caso;
- chi fa DID o DaD o telelezioni lavora molto di più soprattutto a causa delle mancanze di mezzi idonei;
- docenti e famiglie hanno sostenuto il peso maggiore di questa pandemia in termini di supplenza alle carenze strutturali;
- sulla scuola in molti (governanti) sono caduti.
Caro prof. Draghi, ha cominciato maluccio con questa espressione poco felice, un po’ populista, dimostra di non conoscere la scuola e di non sapere cosa fare.
Ci si aspetta altro per la nostra scuola, molto altro.
Cordialmente
N.P.