I lettori ci scrivono

La scuola è una cosa seria, caro prof. Draghi

Caro prof. Draghi,

se pensa di migliorare la scuola con una operazione di babysitteraggio o allungando il brodo con qualche settimana di lezione in più assomiglia a chi nasconde la polvere sotto il tappeto.

Negli ultimi trent’anni di questo si è trattato: di parlare alla pancia degli elettori aggiungendo qualche piccolo cambiamento (ogni nuovo ministro lo ha fatto) stravolgendo l’impianto precedente. Così ci ritroviamo leggi e leggine lunghe oltre un secolo innestate e in contraddizione l’una con le altre. Solo il corpo docenti ha tenuto, migliorato e fatto progredire la buona educazione.

La scuola, invero, necessita:

  1. di essere tolta dalle grinfie degli enti locali, ritornare statale e centralizzata nei suoi bisogni fondamentali (soprattutto per il Sud);
  2. di una rete internet adeguata e di strumenti didattici idonei;
  3. di strutture, locali, spazi moderni e in sicurezza anche in relazione alle temperature;
  4. di stabilità del personale scolastico.

Vorrei ricordare, poi, che:

  1. i giorni annuali di lezione sono più che in linea con quelli degli altri paesi d’Europa, ma non gli stipendi del personale scolastico;
  2. le scuole del primo ciclo sono state sempre in presenza, in prima linea con tutti i rischi personali del caso;
  3. chi fa DID o DaD o telelezioni lavora molto di più soprattutto a causa delle mancanze di mezzi idonei;
  4. docenti e famiglie hanno sostenuto il peso maggiore di questa pandemia in termini di supplenza alle carenze strutturali;
  5. sulla scuola in molti (governanti) sono caduti.

Caro prof. Draghi, ha cominciato maluccio con questa espressione poco felice, un po’ populista, dimostra di non conoscere la scuola e di non sapere cosa fare.

Ci si aspetta altro per la nostra scuola, molto altro.

Cordialmente

N.P.

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