La scuola inghiotte tutto e… la stagnazione regna incontrastata.
Si tratta di un comportamento che da più di cinquant’anni avversa il cambiamento dell’orientamento educativo disposto dalla legge: le capacità intellettiva dei giovani, la loro operatività e il loro successo formativo hanno sostituito la trasmissione delle conoscenze. Un’innovazione motivata dall’inadeguatezza della tradizionale finalità per una società in rapida e imprevedibile evoluzione.
Si propone un assaggio di quanto è avvenuto:
D.L. 9/69 – Nuovo esame di Stato: le commissioni non hanno onorato il mandato ricevuto che consisteva nella “Valutazione globale della personalità del candidato”. L’accertamento è stato snaturato. Sono state soppesate le conoscenze; per questo motivo il procedimento d’esame è stato cestinato: duplicava le valutazioni dei Consigli di classe.
DPR 416/74 – Sono riconosciute la natura sistemica della scuola, l’unicità dei suoi traguardi e la struttura organizzativa è ridisegnata. Cambiamento rigettato: la parcellizzazione degli insegnamenti, ancor oggi, é una costante.
D.M. febbraio 1979 – I programmi della scuola media ribadiscono la strumentalità dei saperi rispetto allo sviluppo e al potenziamento della capacità degli studenti. In questi giorni la fondazione Agnelli ha nuovamente identificato, in tale grado degli studi, l’anello debole degli itinerari scolastici. Conclusione cui è giunta analizzandone gli esiti; ha tralasciato, però, lo studio della corrispondenza tra regole e loro applicazione. Per tal motivo non è stata individuata l’origine della disfunzione.
DPR 75/99 – La progettualità è la sostanza dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Duplice il suo campo applicativo: il primo riguarda la gestione delle scuole che operano attraverso la progettazione formativa, quella educativa e dell’istruzione. Il secondo attiene al metodo progettuale che impegna gli studenti nella ricerca della soluzione dei problemi che sono loro posti: una stimolazione che li motiva autenticamente.
Anche questa disposizione non è stata applicata. I dipartimenti disciplinari, infatti, continuano a guidare la programmazione dei lavori delle classi e i Collegi docenti non “valutano l’andamento complessivo dell’azione didattica”.
Sul fronte della didattica il termine “progetto” è stato travisato: è stato considerato come un oggetto d’insegnamento, finalizzato all’addestramento. Non è stata colta la sua natura metodologica.
Eppure i test Invalsi forniscono un’indicazione inequivocabile: nei primi anni della scuola primaria gli alunni mostrano consistenti progressi; una crescita che, con l’avvento della scolarità orientata dai programmi, progressivamente rallenta e scema. La causa di tale calo è individuabile nella tendenza a orientare il lavoro degli studenti agli oggetti disciplinari, invece di utilizzarli come “strumento e occasione” per la stabile modifica dei loro comportamenti (competenze).
Enrico Maranzana
Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “Educazione in Evoluzione” tenuta da Matteo Borri dal titolo: “Ma (a che) serve…
Vendicarsi con i docenti, considerati troppo severi, fotografando la targa della loro auto per poi…
Da qualche anno, soprattutto dopo la pandemia da Covid, assistiamo ad una crescita di casi…
La Corte Costituzionale ha bocciato ben sette punti nevralgici della legge sull’autonomia differenziata tra cui…
Frequentemente si confondono due termini: bravata e reato. In realtà si tratta di due situazioni ben…
Continuano le prese di posizione sulle parole pronunciate dal ministro Valditara in occasione della inaugurazione…