I lettori ci scrivono

La scuola è un’esperienza che va vissuta in presenza!

In Sicilia, non si rientra a scuola lunedì 10 gennaio, ma giovedì 13 gennaio.

Cosa cambierà, in questi tre giorni, all’interno delle scuole riguardo alla sicurezza?

Domanda palesemente retorica!

Cosa racconteremo ai nostri alunni, figli, nipoti sulla pandemia, sul virus, sulle paure in cui ci siamo costretti e li abbiamo costretti a vivere dai primi di marzo del 2020?

Abbiamo puntato il dito contro i Cinesi e dato la colpa al virus, che neanche classifichiamo tra gli esseri viventi e che, per suo mestiere, è costretto a infettare la cellula e a depredarla per duplicarsi.

Perché si continua a vaccinare, pensando al vaccino come l’unico rimedio possibile per fermare l’invasione del virus, solo nei Paesi “ricchi e civili” lasciando al loro destino i cosiddetti Paesi poveri e sottosviluppati?

Facciamo finta di non sapere che le varianti del virus si propagano in tutto il pianeta, in poche ore, senza tener conto dei confini tra le Nazioni povere e quelle ricche, viaggiando in prima classe sugli aerei supersonici?

Nella scuola, non avendo altra scelta, abbiamo sperimentato la Didattica a Distanza che ha costretto i nostri ragazzi a vivere l’esperienza della scuola virtualmente, in vitro, attraverso i loro PC, smartphone, tablet, con problemi vari di connessione alla rete, di interferenze di vario tipo, familiari, fratelli, costretti anche loro a casa.

Non ditemi che solo adesso ci siamo resi conto che la scuola è altro!

Che la scuola è un’esperienza che va vissuta in presenza, che si gioca sulla relazione educativa, sui valori della motivazione e della condivisione, sul rispetto e la valorizzazione dei diversi modi di apprendere e delle diverse intelligenze emotive.

Che la conoscenza dei contenuti delle discipline, il loro rigore logico, rappresentano i presupposti culturali indispensabili per cercare di comprendere il mondo, di percepirne il senso e trovare la propria strada

Che non basta una vita per comprendere il mondo ma è proprio a scuola che iniziamo a porci le domande e a costruirci gli strumenti per cercare le risposte!

Che il compito che qualifica e che caratterizza la scuola pubblica è la formazione culturale accompagnata da un’educazione del carattere e della responsabilità sociale.

Ma forse il virus sta svuotando anche le nostre menti di qualsiasi capacità critica e pensiero riflessivo?

Non eravamo preparati nel 2020, ma oggi lo siamo?

Abbiamo dotato le scuole degli strumenti tecnologici in grado di garantire un sufficiente grado di sicurezza all’interno delle aule, dei laboratori e delle palestre nelle scuole, per esempio, sanificazione sistematica di locali e arredi, sistemi di purificazione dell’aria e non solo mascherine. Potenziamento del personale addetto alla sicurezza?

Pensiamo forse di risolvere il problema della sicurezza utilizzando i banchi con le rotelle o, di contro, costringendo i ragazzi a stare seduti nella loro postazione per cinque/sei ore consecutive, privandoli della possibilità di svolgere qualsiasi altro tipo di attività, in palestra, nei laboratori, in nome della tanto invocata sicurezza?

Con molta amarezza mi chiedo perché non si è fatto e non si fa nulla di tutto questo, nonostante Il Ministro della P.I. continui a parlare di rientro in sicurezza.

Forse non ci rendiamo conto che i danni peggiori di questa pandemia li stanno subendo i nostri ragazzi, dai piccoli della scuola dell’infanzia e della primaria ai più grandi della scuola secondaria. A questi ultimi è stata negata la possibilità di vivere “in presenza” l’incanto e il disincanto dell’adolescenza, la possibilità di tenersi per mano e scambiarsi un sorriso senza il filtro della mascherina.

A pensare che basterebbe tornare indietro sui tagli fatte nella scuola che hanno portato a classi sempre più affollate e a una riduzione del personale scolastico, per poter creare contesti più sicuri e più rispondenti alle esigenze dei nostri ragazzi!

Questo non ci esime dall’assumerci, in qualità di docenti della Scuola Italiana, le nostre responsabilità culturali e sociali per non aver fatto sentire la nostra voce sui problemi che riguardano l’ambiente, la ricerca, l’etica delle scienze.

Questo virus non è nato per caso ma è il frutto di scelte scellerate di sfruttamento ad oltranza delle risorse del pianeta, senza nessun rispetto dei delicatissimi equilibri in natura che consentono la coesistenza tra le diverse specie viventi.

Chiediamo con forza a chi governa la scuola, tutti insieme, dai dirigenti ai docenti, ai responsabili dell’informazione pubblica, di ascoltare la voce e le esigenze dei nostri ragazzi che rappresentano la parte migliore della nostra società e anche il futuro di questo nostro bellissimo e travagliato Paese.

Maria Randazzo

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