I mezzi di comunicazione dedicano ampio spazio alle difficoltà educative della scuola, si soffermano sulle responsabilità di genitori e studenti e sull’accertamento dell’idoneità all’insegnamento.
La marginalità di tali questioni apparirà in tutta evidenza se associata alla vetustà della scuola.
L’istituzione è orientata alla “piena formazione della personalità degli alunni” al fine di consentir loro di “raggiungere elevati livelli culturali e sviluppare le capacità e competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche”.
Considerare le materie di studio come roadmap del servizio scolastico corrisponde all’assimilazione della scuola a un supermercato in cui la funzione strategica è affidata alle cassiere.
Nel 1974 il legislatore rivoluzionò la struttura decisionale delle scuole.
La vorticosa e imprevedibile evoluzione dei saperi richiedeva sia il superamento del tradizionale assetto gerarchico, sia la parcellizzazione degli insegnamenti: la dimensione del problema educativo lo esigeva.
“Il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza” è stato il filo conduttore della ristrutturazione.
Gli organigrammi messi in rete dalle scuole documentano la mancata applicazione della legge.
I programmi scandiscono il tempo scuola e agli studenti è richiesto di adeguarsi a essi: l’ubbidienza è la naturale conseguenza. Tuttavia quest’approccio è inadatto a un ambiente dinamico e complesso dove la percezione delle nuove sfide e la capacità d’intervento sono essenziali.
La dilatazione dell’immagine delle discipline diventa una scelta obbligata: i saperi devono essere associati ai problemi di cui sono la soluzione e ai metodi seguiti per la loro scoperta.
Il successo scolastico è misurato dai voti.
Gli studenti non sono considerati artigiani che guardano e sorridono apprezzando il risultato delle loro fatiche, è il docente a valutarli.
La perdita di autonomia e la dipendenza sono le inevitabili conseguenze.
“L’autonomia delle istituzioni scolastiche … si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana”, il feedback ne è il cardine. Esso consiste nel miglioramento del servizio scolastico derivante dal confronto tra attese e risultati.
Quanti sono i Consigli di Istituto che determinano il grado di approssimazione dei traguardi elencati nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa?
Quanti sono i Collegi dei docenti che “valutano periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica”?
Enrico Maranzana
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