Categorie: Didattica

La scuola finlandese visitata da prof italiani

Un gruppo di insegnanti e di dirigenti va a conoscere una scuola di Helsinki che sarebbe, secondo i dati Ocse PISA, ai primi posti delle graduatorie mondiali nell’apprendimento e dove non esiste l’insuccesso, né l’abbandono scolastico e anche gli studenti speciali, hanno il più alto livello di inclusione sociale al mondo.

Quegli stessi alunni che nel nostro sistema sono stati definiti da handicappati, a portatori di handicap, a diversamente abili, BES, nella scuola finlandese non solo sono inseriti senza etichette, ma viene valorizzato il loro talento “speciale”.

Si parte con la visita alla scuola elementare e media dove gli italiani, racconta Scuolaconleali.it, sono accolti entusiasmante.

Tolte le scarpe e i cappotti, sembra di entrare a casa, in famiglia. Due bambini della scuola di terza e quarta elementare fanno da guide al gruppo e la prima cosa che viene mostrata è una sala tutta a vetrate vicino alla segreteria e alla presidenza:

“This is the library: the heart of the school!” dice il preside.

Due bambini leggono seduti in comode poltroncine e altri due bambini sui tavolini che disegnano. Sono circa le 9.30.

“Cosa ci fanno i bambini in biblioteca a quest’ora?”

Il preside pazientemente spiega che sono nella loro pausa di 15 minuti, un momento di break che scandisce tutte le ore di lezione. Per agevolare il loro apprendimento ogni lezione è di 45 minuti e poi gli insegnanti lasciano un quarto d’ora di pausa per distrarsi come vogliono loro: possono giocare fuori all’aperto, riposarsi sui divanetti e sui tavolini sparpagliati per tutti i corridoi della scuola, svolgere i compiti assegnati, leggere… è a scelta del bambino.

Sempre “a scelta del bambino” sono le materie di studio, in particolare le lingue.

Certo ci sono le lingue obbligatorie, tra cui la lingua finlandese, svedese e inglese, mentre le altre come il tedesco, il francese e lo spagnolo, sono facoltative.

Oltre alle lingue poi, si svolgono lezioni davvero curiose: un laboratorio che sembra un’officina meccanica, con bulloni, viti, cacciaviti e chiavi inglesi. In un altro sembra di trovarsi in falegnameria: ci sono studenti che imparano ad usare frese, pialle, seghe. Poi una cucina con il tavolo molto grande al centro della stanza: è il laboratorio di economia domestica, dove i bambini imparano a cucinare e ad organizzare tutto ciò che serve per vivere in famiglia. Infine ecco i laboratori di informatica e di scienze, ovviamente superaccessoriati.

Quello che però sembra davvero interessante è la libertà concessa ai bambini nel muoversi in questa casa dell’apprendimento.  

Salgo le scale per andare a frequentare una delle lezioni insieme ai ragazzi delle scuole medie: è educazione artistica.

I prof italiani sono seduti in fondo alla classe su alcune sedie appositamente preparate, mentre una donna spiega che dentro all’aula c’è l’ufficio del docente, dove prepara le lezioni e corregge i compiti.

Le lezioni sono 45 minuti strutturati: i primi 15 minuti l’insegnante spiega la parte teorica. Quando un ragazzo vivace stenta a restare fermo sui banchi, l’insegnante invece di rimproverarlo, lo rende partecipe della sua spiegazione. Poi cominciano i 15 minuti di interazione docente – allievi, durante i quali l’insegnante verifica la comprensione dei contenuti appena esposti. In fine gli ultimi 15 minuti vengono dedicati al disegno, mentre i ragazzi fanno scorrere i loro pennelli sulla carta l’insegnante passa tra i banchi a controllare.

 

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L’insegnante è molto giovane e si tratta di una tirocinante dell’Università, mentre l’insegnante titolare ha il compito di prepararla, osservarla mentre spiega e poi verificare insieme alla tirocinante le criticità e i miglioramenti da adottare per la prossima volta. Spesso discutono anche dei singoli allievi e della loro capacità di esprimersi in questa disciplina.

Alla fine del tour dei prof italiani, ecco un’aula dove pochi bambini (5) sono insieme con un insegnante di matematica: sono evidentemente bambini speciali, uno in particolare sembra essere affetto dalla la sindrome di Down. Viene chiesto all’insegnante cosa stiano facendo, e lui isponde che le lezioni di matematica, le più difficili da seguire per questi bambini, sono insegnate a parte. Tutte le altre lezioni invece le seguono regolarmente in classe con tutti i loro compagni. Nessun insegnante di sostegno, nessuna classe speciale.

In questa scuola ogni insegnante deve essere preparato anche per seguire i casi più difficili, addirittura quando serve, c’è il supporto dell’equipe psico-pedagogica coordinata dall’università, che aiuta a studiare dei percorsi personalizzati da svolgere con i bambini difficili. Il loro primo scopo è sempre quello di facilitare la loro socialità e di favorire il più possibile le lezioni con tutta la classe.

L’idea che i docenti italiani in visita a Helsinki si sono fatta è in parte una conferma di quello che si sapeva già, ma in grossa parte è stata una scoperta. L’idea fondante di questa scuola non solo è l’idea vincente ma è l’idea necessaria anche per la scuola del futuro: il bambino messo al centro di tutta l’attività educativa, istruttiva e formativa. Mettere al centro lo studente, sempre e comunque; è dalla sua intelligenza, dalla sua creatività e dal suo talento che la scuola e gli educatori debbono ripartire per costruire il suo futuro.

Pasquale Almirante

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