Dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, continuano ad arrivare parole di allarme sul basso stato di preparazione degli italiani. Stavolta, si è soffermato sui pochi giovani che arrivano fino in fondo all’Università e sul gap che, in base ai dati internazionali, fanno registrare molti nostri studenti rispetto alla media di apprendimenti dei Paesi moderni: intervenendo ad un incontro con la comunità scientifica regionale al Castello di Miramare, Visco ha detto che “nel nostro paese il livello di conoscenza è basso: il numero di laureati è ai minimi tra i paesi OCSE, abbiamo un ritardo nella scuola e una struttura produttiva che non è sufficiente”.
Quindi, nell’ambito della iniziativa In viaggio con Banca d’Italia, parlando ad una platea di studenti, ricercatori, insegnanti e direttori di una quindicina tra istituti di ricerca, università e centri per il trasferimento tecnologico, il Governatore della Banca d’Italia ha tenuto a dire che la Penisola italiana ha davvero “molto da recuperare, ma questo significa anche che abbiamo molto spazio per crescere“.
Visco – il cui intervento è arrivato dopo quello dei vertici delle tante realtà di formazione e ricerca della regione – ha quindi espresso “grande apprezzamento” per il sistema della ricerca e dell’innovazione del Friuli Venezia Giulia, osservando che “il clima di cooperazione e condivisione della conoscenza, reso possibile dallo sviluppo tecnologico e dall’apertura alla dimensione internazionale, fa della Regione una felice eccezione nel panorama nazionale”.
Un anno e mezzo fa, sempre il Governatore della Banca d’Italia disse che apprendimenti e competenze degli studenti italiani sono in media nettamente più bassi di quelli dei giovani tedeschi, francesi e inglesi.
Secondo Visco, il Pnrr avrebbe dovuto “rappresentare l’opportunità per l’Italia di colmare finalmente quel gap formativo e di produttività che da troppo tempo l’affligge”.
Quindi, ha proseguito, “occorre puntare sulla scuola, dove gli indicatori di apprendimento e di titoli (di studio ndr) conseguiti dei nostri studenti ci vede nettamente arretrati rispetto ai partner più industrializzati”.
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