Attualità

La scuola in presenza a settembre è possibile: la proposta di un gruppo genovese di insegnanti

A distanza di tre mesi dall’adozione della cosiddetta “DAD” nelle scuole italiane di ogni ordine e grado per motivi legati all’emergenza sanitaria e in seguito alle dichiarazione del Ministro Azzolina sulle modalità della ripresa dell’anno scolastico a settembre – una ripresa che si baserebbe su metà dell’orario “a distanza”, con videoproiezioni delle lezioni svolte in classe – un nutrito gruppo di insegnanti e operatori culturali genovesi ha sostenuto la proposta della professoressa Daniela Malini con una precisa richiesta al Ministro dell’Istruzione finalizzata scongiurare la cosiddetta “didattica mista”.

La proposta pone in rilevo come “dopo quasi tre mesi di “didattica a distanza” gli insegnanti, le famiglie e soprattutto gli studenti sentono fortemente il desiderio di tornare alla scuola della presenza, dell’interazione, dell’apprendimento attraverso la carica emozionale che solo il contesto classe, con la presenza dei compagni e dei docenti possono garantire”. Nel suo appello, la docente genovese sottolinea altri punti fondamentali, evidenziando come per i ragazzi con una qualche forma di svantaggio la presenza in aula sia assolutamente fondamentale.

“L’attuale situazione sanitaria,” prosegue il testo della proposta, “richiede soluzioni percorribili per il nuovo anno scolastico. Quella proposta dal Ministero non sembra venire incontro a questa esigenza per due ordini di fattori. Innanzitutto, l’ipotesi di tenere alternativamente una parte del gruppo classe collegato a uno schermo per fruire a distanza delle lezioni svolte in classe sembra improponibile sul piano didattico e pedagogico: le studentesse e gli studenti dovrebbero restare per un numero di ore elevato, in certi casi oltre trenta, collegati passivamente a un monitor. Inoltre, la didattica a distanza, prevede modalità, tecniche, materiali decisamente diversi rispetto alla didattica svolta in classe: il collegamento degli studenti al computer per seguire la lezione svolta in classe non ha nulla a che vedere con la prassi della cosiddetta DAD”.

La docente conclude il suo appello con un’ipotesi didattica che sta ottenendo largo seguito presso i docenti: “Se si esclude dunque la percorribilità della proposta istituzionale e contemporaneamente si prende atto del fatto che non ci sia in questo momento la volontà o la possibilità da parte dello Stato di investire maggiormente sul personale docente e sulle infrastrutture necessarie a svolgere lezioni in presenza con gruppi ridotti di studenti, resta forse un’alternativa che si potrebbe tentare: seguire, anche se solo in parte, il modello di alcune scuole del Nord Europa e ridurre le ore di lezione in presenza per tutti suddividendo la classe in gruppi ristretti per superare i problemi sanitari e, per tutti, prevedere solo questa modalità di apprendimento, l’unica possibile per garantire la salute fisica e psicologica degli studenti, la serenità dei docenti e delle famiglie. Si potranno poi cercare nel panorama anche esterno alla scuola o all’interno della stessa altre attività finalizzate ad arricchire la proposta formativa che, in via transitoria, potrebbe evitare quello che un esperto in materia ha recentemente definito come una forma di autismo digitale dei nostri giovani”.

“L’alto monte ore di lezione giornaliere degli studenti italiani, del resto,  svolto prevalentemente nel chiuso delle aule scolastiche, con minimi momenti ricreativi tra una lezione e l’altra, senza spazi e proposte ad hoc per il singolo studente non ha prodotto comunque i risultati attesi. Lo dimostra il tasso elevatissimo di disaffezione scolastica. Meno scuola ma di qualità, con pochi studenti per classe e per tutti è la proposta che sembra, attualmente, la sola percorribile”.

I firmatari dell’appello, che sono già alcune decine, si sono uniti ad altri gruppi di docenti che in tutto il Paese si stanno confrontando sul tema della scuola in questa fase di rischio pandemico e soprattutto in merito alla riapertura della scuola a settembre. I docenti hanno presentato alcuni documenti che sono stati dibattuti e apprezzati in varie sedi, tra i cittadini e gli addetti ai lavori e anche in ambito sindacale.

In particolare, il gruppo genovese sta sostenendo circa seimila genitori e docenti sardi firmatari della petizione “No alla chiusura delle scuole e alla didattica mista” promossa dal professor Luca Pisano, psicoterapeuta e Direttore Scientifico del Master in Criminologia Clinica e Psicologia Giuridica IFOS.

I docenti di Genova, appartenenti a numerose scuole di ogni ordine e grado hanno inoltre scritto una lettera al Ministro Azzolina,  presentando un documento dal titolo “Una proposta percorribile al tempo del Covid”, che si fonda sulla riduzione dell’orario, in previsione della insufficienza di docenti e strutture nell’immediato, per una scuola totalmente svolta in presenza.

La proposta è stata apprezzata dal noto linguista Vittorio Coletti, che ha condiviso la posizione del gruppo di docenti genovesi, evidenziando come la lezione dal vivo sia insostituibile: “E’ un’altra cosa rispetto a quella telematica” scrive Coletti agli insegnanti firmatari della proposta, “come un gran premio automobilistico è diverso da un videogioco che lo simula. Meglio poche lezioni dal vivo che tante virtuali”. Inoltre, sempre nella sua risposta il linguista afferma che “anche con meno lezioni, ma dal vivo, se riprende lo studio individuale, la scuola può funzionare egualmente e in parte anche meglio. Non arrendiamoci alla virtualità didattica, perché poi sarà… virtuale anche l’apprendimento. ”

Alla proposta seguono altri importanti contributi, tra cui quello della professoressa Elena Guaraglia sui nodi da sciogliere su questioni sostanziali e urgenti: la formazione delle classi, gli organici, la valutazione, gli esami di stato e regionali, la ripresa di settembre.

Un ulteriore suggerimento prezioso ci è arrivato dalla Professoressa Rosa Elisa Giangoia: utilizzare per le interrogazioni e le verifiche altri momenti, in piccoli gruppi, sempre in presenza. E’ noto che le verifiche e le interrogazioni sottraggano alla classe un buon 30% del tempo.

Inoltre, alcuni studi ed esperienze della professoressa Federica Cardosi hanno confermato l’enorme potenziale di una didattica finalizzata alla costruzione autonoma del sapere da parte degli studenti, seguiti dal docente con preziosi stimoli, fondata sulla creatività e sulla dimensione artistica.

Redazione

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