Anche a Napoli sono presenti, sul tema divisivo del rientro alle attività didattiche in presenza, due schieramenti.
A me pare che i favorevoli alle attività in presenza (che pure godono di una eco giornalistica sproporzionata) non si dovrebbero limitare agli auspici privi di dati reali.
Dati reali non solo sui pretesi “luoghi sicuri”, le scuole, ma su tutto quello che ruota attorno alla presenza nelle aule.
Se non si vuole essere ideologici bisognerà tenere conto di queste circostanze che si possono desumere già dalla semplice lettura del documento operativo della Prefettura di Napoli da cui si ricava che i famosi bus turistici aggiuntivi non potranno essere utilizzati dal momento che “si specifica che i veicoli a noleggio, per le loro caratteristiche strutturali, potranno essere perlopiù impiegati in linee extra-urbane e non nelle aree metropolitane, densamente trafficate“.
Per le risorse destinate ad un potenziamento di cui,allo stato non si trova traccia, si legge sempre nel documento che “E’ previsto che la distribuzione della suddetta quota del 50% avvenga entro il 31 gennaio 2021, mentre l‟altro 50% verrà erogato in seguito, sulla base dei fabbisogni effettivi risultanti dall‟attività dei tavoli.”
Risulta evidente che non potenziando l’offerta di servizi di TPL l’unica operazione possibile (pag.45 del medesimo documento operativo) “è una rimodulazione della domanda di servizi di trasporto tramite il ripensamento e la riorganizzazione dei “tempi delle città”, allo scopo di giungere, in particolare, ad un alleggerimento della domanda di servizio nelle fasce orarie individuate come critiche, e, in particolare, nella cd. fascia di punta bioraria del mattino, ricompresa tra le ore 7,00 e le ore 9,00”.
Chi non conosce la realtà della scuola ha idea, però, di cosa voglia dire sfalsare gli orari, ad anno scolastico inoltrato, in scuole con centinaia di docenti, migliaia di studenti e percentuali elevate di pendolari?
E’ una realtà che conosco perché ci lavoro.
Ma se non c’è traccia di potenziamento dei servizi di trasporto, non c’è alcun indicatore di una capacità di tracciamento della ASL, c’è la certezza di infrastrutture tecnologiche delle scuole non in grado di assicurare ai gruppi di studenti che resteranno a casa collegamenti migliori di quelli ottenuti oggi che i docenti svolgono attività didattiche utilizzando ognuno rete ed apparati propri.
E vogliamo parlare di una attività in presenza che dovendo necessariamente svolgersi a volto coperto e con un minimo di distanza dovrebbe agevolare, qualcuno lo immagina, le dinamiche e le interazioni tra docente e studenti in maniera più efficace di quanto non avvenga con gli schermi della DAD?
Quindi avremo una crescita di rischi non bilanciato da un miglioramento della qualità delle attività in presenza che potranno essere, almeno per il 50% degli studenti a casa, perfino peggiorate.
Ho evitato di scrivere anche di quello che ,già ora, non c’è all’interno delle scuole, napoletane e non solo, e cioè sistemi di aereazione efficienti ed in grado di ridurre i rischi legati all’aereosol prodotto da persone le cui bocche staranno ad un metro di distanza.
A tutto questo gli ideologi del “No DAD” ci pensano?
Franco Labella