L’Espresso indaga dentro l’arcipelago frastagliato dei cosiddetti “geni” per in quali il sistema di istruzione italiano non ha una strategia per valorizzarli.
Chi insegna, scrive L’Espresso, il più delle volte non è preparato e non ha strumenti per individuare questi talenti. Accadrebbe spesso addirittura che i plusdotati siano considerati svogliati e pessimi alunni perché non studiano e sono iperattivi perché per loro è tutto facile, le lezioni ripetute allo strenuo non hanno senso, e si distraggono. In alcuni casi gli viene diagnosticata l’ADHD, sindrome da deficit di attenzione e iperattività: da trattare con psicofarmaci. In realtà è “semplicemente” un genio in incognito, e solo grazie a genitori attenti si riescono ad evitare brutti scherzi, come l’uso di farmaci per sedare le “disobbedienze” del piccolo.
E’ comune credere che il bambino dotato se la cavi da sé, riesca a oltrepassare ogni ostacolo, in realtà non è cosi, lo sviluppo emotivo è pur sempre legato all’età e ricevere messaggi controversi può creare dei crolli di autostima e interrompere il percorso evolutivo.
Come conferma la Neuropsichiatra Annamaria Roncoroni “al di là del “patrimonio genetico” dell’individuo, se l’ambiente non offre adeguate possibilità di crescita e di sviluppo, non è assolutamente detto che i bambini plusdotati sviluppino il loro potenziale” In Olanda da circa 20 anni si parla di plusdotazione, nei sussidiari sono già indicati con un asterisco quali sono gli esercizi rivolti a questi bambini: in questo modo è possibile mantenere vivo il loro interesse e contemporaneamente aumentare le loro competenze e non frustrare l’autostima.
Ci dovrebbero essere delle priorità nel sistema scolastico pubblico nei confronti degli studenti plusdotati, che molto spesso incominciano la scuola con competenze ed abilità nettamente superiori ai compagni di classe, innescando così il il grosso rischio di far nascere malumore e, conseguentemente, demotivazione e disinteresse, che altro non sono che i sintomi del futuro drop-out (abbandono scolastico).
L’AISTAP è l’associazione Italiana per lo sviluppo del talento e della Plusdotazione, nasce il 1 giugno 2010 per colmare una voragine tutta italiana. Lo zoccolo duro è formato da un gruppo di psicologi e ricercatori che si occupano, da circa un decennio, di talento e di sviluppo del potenziale, dando centralità alle necessità di questi studenti che, secondo le stime internazionali, rappresentano il 3-5% della popolazione scolastica.
In Italia, scrive L’Espresso, non esiste un monitoraggio di questo genere, estrapolandolo e incrociando i dati dell’Istat e dell’early school leavers (ESL) del Miur (Ministero dell’Istruzione) si possono fare dei numeri, Anna Roncoroni ci da una bussola del fenomeno “ogni anno circa 700.000 studenti abbandonano la scuola e secondo i dati esteri, perché noi non possiamo fare questa classifica, possiamo dire che tra questi circa 50.000 (stando alle stime più prudenti) potrebbero essere gifted (Plusdotati)” Per ora il Miur non prevede corsi adeguati alle loro capacità cognitive superiori, e non sembra essere nell’aria una virata di rotta.
In Svizzera, a due passi da noi, nel cantone del Vaud esistono classi di arricchimento (“enrichissement”) nella scuola pubblica, una boccata d’aria per gli allievi plusdotati. Anche qui, va detto, ci sono delle difficoltà perché queste classi non esistono in tutte le scuole, i direttori hanno molta autonomia, gestiscono il loro budget secondo le loro priorità. Secondo Claudia Jankech (Specialista in Psicologia dell’infanzia e adolescenza di Losanna) “Gli APC (alto potenziale cognitivo) non sono quasi mai una priorità! questo è evidente”.