La situazione sanitaria attuale e l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il prossimo autunno, con una sempre più probabile recrudescenza dell’epidemia da coronavirus, impongono alla comunità educante ed ai decisori politici di rinvenire soluzioni a difesa di tutti, dagli studenti, alle famiglie, agli operatori del mondo della scuola per una corretta ripresa delle attività didattiche di settembre; soluzioni che dovranno senz’altro superare i limiti riconosciuti alle attività didattiche a distanza (1/3 degli studenti non è raggiunto dalle video lezioni e, comunque, i limiti tecnici, professionali e sociali della Dad sono sotto gli occhi di tutti).
Governo e Parlamento sono in questi giorni impegnati nell’elaborazione del decreto “scuola”, con misure inerenti gli esami di Stato e l’avvio del prossimo anno scolastico. Dai messaggi che pervengono dalla maggioranza di Governo e dall’opposizione, apprendiamo come sia in discussione un tipo di didattica nuova, con proposte che vanno dalla lezione mista (in presenza, alternata alla lezione a distanza) alle turnazioni degli studenti per garantire piccoli gruppi ed evitare assembramenti dovuti agli attuali numeri di alunni nelle classi in essere (fino a 30/32 studenti per aula).
Tali provvedimenti implicano un numero maggiore di lavoratori nelle scuole (docenti, ATA, dirigenti), che consenta di ridurre gli studenti per aula, garantisca le turnazioni delle lezioni ed assicuri l’indispensabile sanificazione periodica degli ambienti, con la necessità conseguente di un tempo scolastico più lungo e disteso.
Incrementare sensibilmente, come appare imprescindibile, l’organico di docenti ed ATA implica, in re ipsa, un piano straordinario di assunzioni di dirigenti scolastici da effettuarsi al più presto e che risponda anche alle numerose reggenze in atto ed alle molteplici domande di pensionamento pervenute.
La soluzione, come già attuata in epoca non emergenziale, è quella di attivare un corso intensivo di formazione, ex lege 107/2015 (di 80 ore), riservato ai ricorrenti avverso la procedura concorsuale, che consenta di inserire in graduatoria docenti professionisti che hanno superato le prove scritte dell’ultimo concorso (con selezioni, rispettivamente, del 65% e del 57% dei candidati) a costo praticamente zero, rispondendo così all’urgente istanza scolastica e sociale di dotare ogni istituto di una stabile dirigenza nell’attuale paradigma di didattica in evoluzione.
Ciò consentirà, inoltre, di sanare il contenzioso in corso presso i tribunali e di risolvere l’impasse, causata anche dal coronavirus, nella quale si trova la magistratura amministrativa di 2° grado, chiamata a giudicare la regolarità della procedura concorsuale per dirigenti scolastici del 2017 (concorso già annullato dal TAR Roma il 2/7/2019): il Consiglio di Stato si sarebbe infatti dovuto pronunciare ad ottobre 2019, decisione rinviata al 12/3/2020 ed ancora al 15/10/2020 (salvo ulteriori blocchi dovuti all’emergenza sanitaria).
Immettere nuova linfa mediante assunzioni di nuovi docenti nelle aule e di nuovi dirigenti che li supportino, sarà l’unico modo per garantire a tutti gli studenti una scuola sicura e di qualità, che risponda agli innumerevoli disposti normativi intervenuti dal 2003 ad oggi in merito alla “personalizzazione degli apprendimenti”.
Poter contare su più personale significa, oltre a salvaguardare la salute pubblica ed a curare con maggiore attenzione la crescita educativa di ogni alunno, recuperare le carenze sociali e le lacune didattiche che si sono evidenziate durante il periodo di sospensione delle lezioni in presenza, oltre a ridurre l’insuccesso e l’abbandono ed incrementare l’autostima, l’autonomia e la creatività, capacità previste dal Consiglio Europeo e ritenute indispensabili per pensare e creare il difficile futuro post coronavirus.
Investire nella scuola significa investire nel futuro.
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