Attualità

La scuola “media” compie 58 anni e forse li dimostra tutti

Si concludeva nel dicembre del 1962 la lunga e complessa vicenda del disegno di legge con cui veniva istituita la scuola media unica.
Il 31 dicembre la legge veniva promulgata dal Presidente della Repubblica Antonio Segni (la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale avvenne un mese dopo, il 31 gennaio del ’63).
La legge rappresentò all’epoca una autentica rivoluzione culturale e sociale e la sua approvazione avvenne non senza scontri anche memorabili sia al Senato che alla Camera.
La legge, che recava il numero 1859, entrò concretamente in vigore nell’ottobre del ’63 cambiando radicalmente l’impianto della scuola dell’obbligo.
In precedenza al termine della scuola elementare, dopo un esame che non era affatto una formalità (esame abolito però già l’anno precedente), bambine e bambini potevano scegliere fra diverse opzioni: c’erano le scuole di avviamento (industriale, professionale e commerciale) che consentivano l’accesso ad alcuni tipi di scuola superiore (istituti tecnici industriali, istituti professionali e istituti per ragionieri o per geometri).
Ma dopo la V elementare, superando un apposito esame di ammissione, era possibile accedere alla scuola media caratterizzata soprattutto dallo studio della lingua latina.
E fu proprio il latino a creare gli scontri politici più accessi.
All’inizio degli anni sessanta si fecero i primi esperimenti di governi di centro sinistra che vedevano alleati due partiti fino ad allora contrapposti democrazia cristiana e partito socialista.
L’opposizione era rappresentata a sinistra dal Partito Comunista e a destra dal Movimento sociale e dai Monarchici.
La destra era nettamente contraria alla media unica che prevedeva di fatto un ampio ridimensionamento dell’insegnamento del latino, lasciato come facoltativo ma solo nell’ultimo anno. Si trattava di un compromesso che consentì alla DC, inizialmente contraria ad eliminare del tutto il latino, di approvare la legge.
Nelle battute finali del dibattito, svoltosi alla Camera nel mese di dicembre, il PCI, che era contrario al latino, fu irremovibile e, votò contro sostenendo che la legge rappresentava un compromesso di basso profilo culturale pur chiarendo che il proprio voto non poteva in alcun modo essere equiparato a quello della destra.
Memorabile fu la dichiarazione di voti del deputato monarchico Delli Occhi che, provocatoriamente, pronunciò buona parte del suo intervento proprio in latino.
Ai deputati del PCI rispose soprattutto il socialista Tristano Codignola, figlio del pedagogista Ernesto, mettendo in luce la contraddizione della loro posizione: “Sostenete che si tratta di una conquista importante per i lavoratori – disse in sintesi Codignola – ma poi votate contro”.
Alla fine la legge venne approvata con voto segreto: i voti favorevoli furono 243, i contrari 137, nessun astenuto.
Dopo il 1962 la legge subì diverse modifiche. Nel 1979, per esempio, vennero adottati nuovi programmi, nel 2003 con la “legge Moratti” la scuola media diventò secondaria di primo grado e inserita nel primo ciclo di istruzione. L’anno successivo sparirono i programmi e arrivarono le Indicazioni Nazionali, nel 2009, infine venne approvato in nuovo Regolamento delle scuole del primo ciclo con novità importanti anche negli orari.
A distanza di 60 anni la “scuola media” viene ancora considerata in molti casi l’ “anello debole” dell’intero sistema scolastico.
Ad affrontare alla radice il problema ci aveva provato nel 2000 il Ministro Luigi Berlinguer che avrebbe voluto un ciclo di base di 7 anni: la legge (la numero 30 di quell’anno) venne approvata, ma con il cambio di legislatura fu immediatamente abrogata senza essere mai entrata in vigore.

Reginaldo Palermo

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