Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sta per presentare un nuovo sistema di reclutamento e la progressione della carriera legata non più all’anzianità di servizio (come è stato finora) alla formazione dei docenti.
In siffatto modo si sta maldestramente tentando di “aziendalizzare” la scuola pubblica, cercando di darle la mazzata finale.
Le prove Invalsi, volte a certificare le competenze di Italiano, Matematica e Lingue Straniere mettono in luce che si vuole a tutti i costi penalizzare il docente ritenendolo l’unico responsabile dello scarso rendimento degli alunni.
Bisogna intervenire, invece, solo sulla scuola secondaria di Primo grado (la scuola media) non rendendola “più affettuosa” ed inficiata di “eccessivo mammismo”, “più edulcorata” ma più selettiva, che deve preparare gli alunni ad affrontare le difficoltà della vita perché il futuro ci riserva non soltanto le vittorie, ma anche le amare sconfitte.
Non bisogna continuamente fornire agli studenti lo “zuccherino”, ma essere fermi ed inflessibili facendo capire loro gli errori e educandoli a non commetterli più.
La scuola media deve tornare ad essere la “spina dorsale” del Paese e a non essere considerata più l’anello debole del sistema d’istruzione. I tre anni della scuola secondaria di primo grado, se vengono affrontati dagli alunni in maniera seria e responsabile daranno sicuramente le basi per il prosieguo senza andare incontro ad eccessive difficoltà.
Basta fare progetti inutili e dispendiosi che certificano spesso il “vuoto assoluto”, ma si facciano progetti volti alle competenze di base grammaticali e linguistiche, logico matematiche perché gli alunni non leggono più, non scrivono più, non sanno contare.
Una scuola troppo “affettuosa” non porta da nessuna parte. Ora, passato il lockdown, passata la Dad si pensi a tornare alla scuola che lasci una traccia indelebile nel percorso formativo degli alunni.
Mario Bocola
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