Attualità

La scuola media di una volta, ricordi e testimonianze di un’Italia diversa

Tempo di esami per gli studenti italiani, ansia, speranze, paure tutto riversato in pochi momenti che congelano un percorso scolastico.

Gli esami non finiscono mai come diceva un celebre personaggio, però gli esami delle scuole sono quelli che rimangono nella nostra mente per tutta la vita.

Ricordi della scuola in ognuno di noi

Chi non ricorda le paure della notte prima degli esami che ha ispirato dapprima una canzone di Venditti e poi l’omonimo film di Fausto Brizzi del 2006. Ma anche la liberazione appena finito l’esame e la gioia nel vedere insieme ai propri compagni i quadri appesi. E la fine di un percorso, di un ciclo di vita , spesso la fine di amicizie e di momenti belli passati insieme.

Gli esami non sono solo una fotografia di quanto lo studente ha appreso, una valutazione, un giudizio comunque importante perché è un dato che ognuno di noi si porta dietro per tutta la vita, ma è anche un passaggio a livello verso la strada successiva, un ponte verso la prossima esperienza di vita. Un capitolo che si chiude ed un altro che si aprirà

Il Covid ha completamente stravolto lo svolgimento degli esami sia delle scuole medie che superiori.

Riemergono forti i ricordi di chi le scuole medie le ha fatte ormai tanti anni fa, quando erano completamente diverse da quelle di adesso. Uno spaccato della società italiana che oggi ha un volto completamente diverso. Un Paese uscito con le ossa rotte dal dopoguerra che aveva come prima necessità dopo la ricostruzione quella di far diventare un popolo unito e con una sola lingua gli italiani.

La scuola media come era una volta

Molto commovente il ricordo di Luigi Magnaschi su Italia Oggi, un amarcord della scuola degli anni 60 che ci fa comprendere quanto la stessa scuola sia cosi cambiata in questi anni.

La scuola elementare era vista ed è così ancora oggi come la “delega formativa” che i genitori fanno alle maestre. I piccoli bambini passano dalle cure della mammà e del papà alle altrettanto mani sicure dei maestri. “Ma, alla fine delle scuole elementari, quasi a dimostrare che d’ora in poi sarebbe cambiata la musica, gli scolari” ricorda Magnaschi “che volevano proseguire negli studi, dovevano sostenere il cosiddetto esame di ammissione alla scuola media

Da tempo quell’esame non esiste più. Era un esame semplice basato sulla valutazione delle capacità di espressione linguistica degli scolari.

Nel passaggio dalla scuola elementare alla scuola media, cambiava tutto. Le nuove classi erano composte da nuovi compagni mai visti prima che venivano da tutto il comune e da alcune frazioni, anche lontane, dei comuni vicini.”

Si passava dal maestro unico mentre oggi invece nella scuola primaria sono diverse le maestre nella stessa classe che si alternano ed insegnano materie diverse, ai professori .

Molti nuovi amici in scuola media venivano da frazioni lontane. Il loro mezzo di locomozione era la bicicletta che inforcavano con qualsiasi tempo anche con la neve a mezza gamba o con la pioggia a dirotto. Nessuno si è mai lamentato dal freddo che ha preso o dall’acqua che lo ha inzuppato.”

Oggi se un bambino non ha la scuola di fronte casa viene accompagnato in auto dai genitori! Invece all’epoca come ricorda Magnaschi quei bambini erano abituati al sacrificio, tornavano a casa mangiando al volo il panino che era il loro pranzo e il giorno dopo li trovavi a scuola, preparati, felici e sorridenti.

Molto interessanti le testimonianze raccolte dal Corriere qualche anno fa. Un lettore ricorda ad esempio” ombre d’angoscia di compiti in classe piene di correzioni in rosso, lo sguardo truce del professore di latino e italiano, il sobbalzare continuo dell’umore tra il paradiso e l’inferno. Ma più di tutto sono vive le lunghe partite a pallone, le corse nei campi, le risa, gli scherzi, degli amici e con gli amici.”

Tanti ricordi, anche diversi ed eterogenei tra di loro, nostalgia di un Paese che faticava ma con orgoglio tirava fuori le unghie.

Una scuola media che negli anni 50 assomigliava molto al ginnasio di oggi, al biennio delle superiori per intenderci. I professori ricevevano bambini dalle elementari che non facevano errori di ortografia e di grammatica: imparavano le nozioni di base utili per la loro vita in un contesto rigoroso ma sicuramente con meno stress rispetto a quello attuale. I professori preparavano la futura classe dirigente del Paese.

Bambini trattati già da adulti ma che consentiva loro di emergere se si impegnavano ed erano bravi. Nessuno ti regalava niente ma ogni cosa era sudata e guadagnata. Oggi è ancora cosi?

Dino Galuppi

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