La scuola media unica e la forbice tra “scuola” e “società”

Ho trovato molto interessante, sintetica e pregevole la testimonianza autobiografica di Elio Fragassi sulla scuola media unica e i suoi limiti. Pur condividendo la fotografia della situazione attuale (diagnosi), ho alcune idee e valutazioni differenti in ordine alle cause e quindi ai rimedi, ammesso che qualche forza politica voglia farsene carico in futuro. Perciò indico alcuni spunti di possibile approfondimento, riflessione e confronto ulteriore.
1) «gli alunni di queste ultime generazioni hanno acquisito metà delle conoscenze, meno competenze e capacità degli stessi alunni dei tempi addietro; in compenso, però, la società di oggi richiede maggiori prestazioni e capacità di pensiero. Ecco che la forbice tra “scuola” e “società” si allarga sempre di più con grave danno…».
Ciò concorda in pieno con la mia esperienza e valutazione. Inoltre, il fatto che, negli ultimi cinquant’anni, gli iscritti alla scuola superiore e all’università siano triplicati o quadruplicati potrebbe costituire non una compensazione consolatoria ma un’aggravante.
Tre o quattro le cause principali della situazione sopra ricordata:
a) La mancanza di una progettazione rinnovata e adeguata della nuova scuola media unica assieme alla non previsione di successivi momenti e interventi di controllo e verifica. Il “senno del poi” (o feed-back, o retroazione) andava applicato seriamente, ad esempio, ogni 5 anni e già a partire dal 1962;
b) La nuova scuola media unica ha mantenuto – almeno formalmente e sulla carta – gli stessi meccanismi di valutazione e promozione/bocciatura della precedente scuola media elitaria o minoritaria; meccanismi che però sono stati (è stato necessario farlo) allentati, attenuati, ridotti a formalità; non si boccia quasi nessuno [e NON dico che bisognerebbe!] ma si assegnano sufficienze a tutti anche se non meritate; (gli stessi meccanismi allentati si trovano al superiore);
c) Esiste un curricolo pesante, rigido, senza adeguate possibilità di scelte e opzioni; una specie di menù didattico fisso e obbligato, anche nei tempi, a prescindere dai gusti, dalle preferenze, dalle scelte individuali;
d) La scuola media unica è ancora essenzialmente orientata come propedeutica ai licei e all’università, non ci sono adeguate e consistenti attività pratiche, tecniche, professionali; la scelta non-liceale dopo la 3ª media è vista (ed è nei fatti, con riferimento alle realtà della scuola superiore) come scelta residuale, di minor pregio, di ripiego. Gli istituti tecnici hanno una non giustificata caratterizzazione di tipo liceale: vedere, ad esempio, lo studio della letteratura e della storia e l’esordio, all’esame di diploma, con la prova di italiano; l’osservazione critica ha carattere relativo, nel senso che si potrebbero utilmente recuperare ore per le materie specifiche.
2) «Poiché esistono intelligenze pratiche e intelligenze teoriche,…»
Non condivido, o almeno conviene precisare. Intanto quando? Sicuramente non alla nascita. Queste diverse attitudini possono essere manifestate o dichiarate all’atto dell’iscrizione alla scuola media, ma costituiscono già – molto probabilmente e a mio giudizio – il risultato di un duplice condizionamento: sociale e familiare o ambientale da una parte e scolastico dall’altra. Da un ambiente familiare meno istruito, risultano prevedibili minori stimoli e aspirazioni verso l’istruzione liceale e universitaria (Come nella storia della Monaca di Monza: “Bambole vestite da monaca furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi santini che rappresentavan monache; e que’ regali eran sempre accompagnati con gran raccomandazioni di tenerli ben di conto; come cosa preziosa, e con quell’interrogare affermativo: – bello eh?” [citazione segnalata da una collega]).
Inoltre gli stessi docenti (in massima parte di provenienza liceale e universitaria) non possono che orientare secondo il c.v. scolastico che hanno seguito loro stessi. I ragazzi “migliori” vengono indirizzati ai licei. E questo è un circolo insieme vizioso e virtuoso che si autoalimenta. In altre parole, mancano o sono in minoranza docenti di provenienza diversa da quella liceale-universitaria. Anche da qui la divaricazione tra scuola e società. La scuola non impara, o impara poco, dalla società. La scuola media unica ha come desertificato l’apprendimento “a bottega” senza rimpiazzarlo con uno più valido. Ciò con duplice danno sia di chi l’avrebbe seguito con successo, che degli altri. Ripeto e sottolineo “senza rimpiazzarlo con uno più valido”.
3) «non sarebbe il caso di tornare… a quella separazione tra “scuola media” e “scuola di avviamento”».
Per valutare, decidere e poi attuare una simile ipotesi occorrerebbe una classe politica che non abbiamo, né è all’orizzonte. Siamo ancora all’età della… pietra, anche nel senso di edifici scolastici da adeguare alla bell’e meglio alle norme di sicurezza, funzionalità e civiltà. Forse basterebbe recuperare quella “metà delle conoscenze” perdute, prevedere e consentire diverse opzioni e scelte individuali nell’ambito del curricolo. Ma anche per questo serve una classe politica ecc…
I lettori ci scrivono

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