Gentile Redazione,
vi scrivo in merito a diversi articoli pubblicati nei più importanti quotidiani nazionali, come il Corriere della Sera e Repubblica, riguardanti la Scuola.
Lo faccio da addetto ai lavori in quanto docente di Lettere con venti anni di servizio.
In questi articoli si fa passare l’idea fuorviante che la Scuola, in questi mesi drammatici per il nostro Paese, sia stata chiusa e che occorra recuperare “il tempo perduto nei mesi scorsi” e si propinano formule miracolistiche “per il recupero e superamento delle carenze formative e di apprendimento che si sono accumulate in quest’anno”.
Ma di quale tempo perduto si tratta, se i docenti e la Scuola, come nessun’altra pubblica amministrazione, hanno fornito un servizio puntuale e costante?
I docenti hanno lavorato da casa più del solito stando davanti al pc mattina, pomeriggio e sera, con corsi di formazione ed autoformazione che hanno consentito ai nostri studenti in moltissimi casi di non perdere neanche un giorno di lezione. Se in molte aree del Paese le infrastrutture delle rete internet non esistono, (era il punto 1 del Piano nazionale scuola digitale del 2015) non è certo colpa della Scuola.
Il Ministero dell’Istruzione e le Scuole hanno messo comunque a disposizione degli studenti bisognosi, già dai primi giorni di lockdown, computer e schede prepagate per la connessione dati.
I docenti di sostegno, anche quando le lezioni si svolgevano in Dad, sono andati a scuola per svolgere in presenza le lezioni con gli alunni D.s.a.
La Scuola in questo anno di pandemia, con tempestività ed efficienza, ha fatto uno sforzo titanico, lontana dai like e dalle ribalte mediatiche; in poche settimane la Scuola si è reinventata ed ha fatto un salto di formazione tecnologica che in tempi normali avrebbe richiesto anni.
Non si capisce quale poteva essere l’alternativa alla didattica a distanza, specialmente nelle settimane più drammatiche della pandemia quando ogni giorno c’era un bollettino di guerra con centinaia di morti e migliaia di contagi.
Il covid 19 ha messo allo scoperto lo stato di abbandono in cui è stata lasciata la Scuola da decenni, nel corso dei quali la politica e buona parte dell’opinione pubblica l’ha considerata un ramo secco da tagliare.
Le cosiddette classi pollaio, la riduzione delle ore di storia e geografia e del tempo scuola, l’abbassamento del livello di preparazione e il sistematico disconoscimento del merito di chi studia con impegno e dedizione, non li ha certo creati il covid 19.
La Scuola di cui mi onoro di essere Docente e della cui importanza, almeno a parole, in questo anno drammatico si sono accorti tutti, merita un grande rispetto ed una vera attenzione.
Questo non vuol dire che sia esente da critiche e da problemi di cui si deve certamente parlare ma con cognizione di causa. Se poi si vogliono fare i corsi di recupero si facciano pure ma con il crisma della serietà e la pretesa dell’impegno.
Mai come ora siamo tutti chiamati a fare di più e meglio, studenti compresi.
Non sarà qualche settimana di scuola in più a fare recuperare gli apprendimenti occorre piuttosto restituire dignità alla classe docente a partire dalla considerazione sociale e dallo stipendio, pretendere docenti preparati e motivati, dare risorse alla Scuola, restituire serietà agli studi e onore al merito, costruire scuole belle e sicure, queste sono le premesse se vogliamo che questa generazione e quelle a venire possano avere un futuro.
Angelo Schembari
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