Ma siamo a scuola o al “baby parking”? Siamo a scuola, luogo dove gli alunni “dovrebbero” stare attenti e apprendere con serenità, mentre trascorrono una parte della loro giornata a ridere, muoversi in continuazione senza chiedere permesso al docente, andare continuamente in bagno, non rispettare le regole.
Solo gli smartphone per la didattica ci volevano a complicare lo stato di salute generale della scuola italiana! Non bastano già i social network e i gruppi whatsApp che danneggiano molto l’immagine della scuola denigrando spesso l’operato dei docenti che, nelle loro funzioni svolgono il ruolo di “pubblici ufficiali”.
Per questa condotta offendere e dileggiare gli insegnanti assume la connotazione di oltraggio al pubblico ufficiale! Riprendere un docente con lo smartphone in classe per deriderlo sui social è reato. No agli smartphone in classe perché di per sé causano già molti danni.
Molti dirigenti scolastici, infatti, allarmati dalla capillare diffusione di questo malcostume, si sono visti costretti a diramare circolari all’interno delle istituzioni scolastiche per richiamare l’attenzione sulla diffusione di un uso indiscriminato dei social.
Infatti si è ormai diffuso il malvezzo da parte dei genitori “tecnologici” di creare gruppi su wathsApp per scambiarsi le informazioni e sapere ogni cosa che accade tra le mura scolastiche.
Spesso i messaggi che veicolano sono a volte offensivi verso la classe docente e tendenti a screditare, calunniare, sminuire i docenti, creando antagonismi e dissapori.
È costume dei genitori ritrovarsi nei paraggi della scuola, dopo l’ingresso dei propri figli nelle aule, e intrattenersi per discutere non di come migliorare e rendere più produttivo il lavoro dei docenti e quindi come creare un clima costruttivo tra scuola e famiglia, ma quello di distruggere, o meglio annientare le strategie didattico-educative degli insegnanti mettendole continuamente in discussione.
Utilizzare gli strumenti multimediali per calunniare e mettere in dubbio il lavoro e l’operato dei docenti è veramente una cosa abominevole, perché si finisce in siffatto modo di deprimere il ruolo sociale dei docenti facendo perdere di prestigio all’istituzione scuola. Gli insegnanti hanno bisogno di riconquistarsi la scala sociale e per permettere che ciò avvenga ha bisogno del supporto della famiglia e non di genitori che, davanti ai cancelli della scuola, vanno quotidianamente spettegolando sulle scelte e iniziative didattiche messe a punto dai docenti per poi andare a giudicare positivamente oppure negativamente.
Le strategie didattiche e la valutazione degli apprendimenti degli alunni non sono prerogativa dei genitori ma dei docenti che svolgono anche il ruolo di educatori!
Mario Bocola
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