Come delle campane ridondanti, alcuni esponenti di punta del partito democratico, precisamente Davide Faraone e Francesca Puglisi, ripetono sempre lo stesso ritornello. Sembrano provenire dalla stessa scuola di comunicazione, perché quando pronunciano il ritornello studiato a memoria, lo fanno con la stessa identica mimica. Ma qual è questo ritornello?
“La scuola non è un ufficio di collocamento. Non possiamo assumere 100.000 persone se la situazione rimane invariata. Non possiamo assumerli semplicemente perché non sapremmo come impiegarli”. Infatti a chi si ostina a chiedere lo stralcio dal ddl scuola delle 100 mila assunzioni, in modo che queste vengano garantite tramite un decreto legge d’urgenza, scatta la risposta dei rappresentanti del Pd, che affermano : “La scuola non è un ufficio di collocamento e le assunzioni sono strettamente collegate all’idea di scuola contenuta nel ddl”.
È successo l’altra sera nella trasmissione “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa, dove Nicola Frattoianni deputato di SEL evidenziava l’atteggiamento arrogante del governo sulla riforma della scuola. L’esponente vendoliano sottolineava a Davide Faraone che questo governo decide in autonomia, sulla testa delle persone, e poi i suoi esponenti si arrabbiano quando cerchi di spiegare loro perché tutta la scuola è contro questa riforma. Davide Faraone si è innervosito, durante l’intervento di Frattoianni, che chiedeva un decreto legge d’urgenza per le assunzioni e il ritiro del resto della riforma della scuola, e a quel punto ha urlato: “Le assunzioni devono essere finalizzate a qualcosa, non si assume a prescindere, se no è ufficio di collocamento non è scuola”.
Stesso ritornello lo sentiamo spesso, con tempistica sincronizzata, anche dalla responsabile scuola del Partito Democratico Francesca Puglisi. In buona sostanza le assunzioni di 100 mila precari non sono, per il governo Renzi, scorporabili da tutto il resto. Quindi se si dovranno fare queste assunzioni, bisognerà accettare le norme che conferiscono maggiori poteri ai dirigenti scolastici, le norme che costituiscono gli ambiti territoriali, il principio della chiamata diretta, da parte del DS di una scuola, del docente collocato nell’albo e questo fantomatico organico funzionale.
Ma gli insegnanti che non sono degli sprovveduti, hanno compreso bene la ratio di questo ddl e rispondono alla Puglisi e Faraone: “La scuola non è un ufficio di collocamento ma nemmeno l’ufficio immigrazione”.
Infatti deportare gli insegnanti in questi ambiti o albi territoriali, privarli così della loro titolarità in una scuola e del diritto a rientrare nella vecchia scuola di titolarità, qualora siano perdenti posto, assomiglia molto a quello che succede negli uffici immigrazione quando si deve mettere in regola qualche profugo che scappa dalla guerra.
Non se ne capisce l’esigenza e poi l’Italia ripudia la guerra e promuove sempre la pace.
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