Si susseguono i decaloghi sul buon comportamento a scuola. Divieto di jeans strappati, canotte, ciabatte e scollature. E ancora: telefonate, sms, whatsappate e «cinguettii» durante le lezioni. La tecnologia è ammessa solo per finalità didattiche, concordate con il docente.
Ricomincia l’anno scolastico e in molte scuole vengono stilati veri e propri codici e regolamenti di comportamento.
Nel liceo scientifico Scacchi di Bari, così come segnala La Gazzetta del Mezzogiorno, il dirigente scolastico è andato oltre: “Tra le attività di questa scuola non è previsto il passeggio nei corridoi: lo Scacchi non è via Sparano”. Sì, proprio la ex strada delle palme, oggi trasformata in un cantiere. Ma lo Scacchi non è nemmeno una drogheria-salumeria. Per la merenda infatti il dirigente ricorda che “occorre servirsi dei distributori collocati al proprio piano, segnalare eventuali carenze ma non andare in giro alla ricerca di merende o bevande di proprio gusto: la scuola non è un supermercato”.
In altri istituti non mancano poi patti educativi, regolamenti e persino sanzioni a scopo sociale: lo studente colpevole di danneggiamenti, atti vandalici o di comportamenti deplorevoli viene collocato in attività interne di pubblica utilità.
All’istituto Giulio Cesare, ad esempio, la conversione delle sanzioni può avvenire con l’impiego dello studente in ore di supporto al personale amministrativo e di affiancamento ai docenti di sostegno per i compagni con disabilità. Al liceo classico Socrate invece, su proposta del consiglio di classe, può essere offerta allo studente l’alternativa di convertire la sospensione con attività di volontariato, di segreteria, di ricerca, di riordino di cataloghi e archivi o persino con l’obbligo di frequenza di specifici corsi di formazione su tematiche di rilevanza sociale o culturale.
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