Si stenta a credere che in tempi così sensibili a tematiche quali
l’inclusività, in tutte le sue forme e declinazioni, sia proprio il
Ministro dell’Istruzione (nella persona dell’ On. Lucia Azzolina) a
“peccare” di una gravissima superficialità. Lo ripetiamo: si stenta a credere che ci sia così tanta “disattenzione” e discriminazione nei confronti dei Docenti diversamente abili.
La problematica si pone in riferimento alle “Procedure di istituzione delle graduatorie provinciali e di istituto e di conferimento delle relative supplenze per il personale docente ed educativo”.
Nello specifico, l’art. 14 così riporta: “la rinuncia ad una proposta
di assunzione o l’assenza alla convocazione comportano la perdita della possibilità di conseguire supplenze sulla base delle GAE e GPS per il medesimo insegnamento”.
Ora ci chiediamo, dove e come è tutelato il libero arbitrio di un
docente disabile di poter scegliere le condizioni di lavoro a lui, e al
suo caregiver (familiare assistente), più congeniali al suo status? Il libero arbitrio di poter accettare una supplenza piuttosto che un’altra, a tutela della propria condizione di salute e più specificatamente in riferimento alla distanza più favorevole da percorrere per raggiungere la scuola in cui si presterà servizio?
Non si è inclusivi se il Ministero dell’Istruzione non tiene conto che
l’Italia è costellata di tante province di grande estensione
territoriale che certo non facilitano il raggiungimento del posto di
lavoro ad un docente, ad esempio, in carrozzella che già usufruisce delle legge 104/1992.
Ci sono scuole per le quali il tempo di percorrenze può salire anche fino a 2 ore con il proprio mezzo di trasporto. Con la scelta delle venti sedi, ogni docente, invece, può scegliere quella a lui più vicina e che tenga, dunque, conto della propria diversa abilità.
I comma 5 e 6 dell’articolo 33 della succitata Legge, prevedono che il genitore, o il familiare lavoratore, e il lavoratore disabile hanno diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio.
Ora, non si riesce proprio a credere come si possa sottoscrivere una frase che non lasci l’arbitrio ai docenti disabili di poter rinunciare ad una supplenza, perché troppo lontana da ricoprire per un intero anno, senza per questo essere estromessi dalla possibilità di conseguirne un’altra (magari più vicina).
Dunque, l’articolo 14 delle nuove GPS è fortemente discriminatorio nei confronti delle categorie più deboli di alcuni lavoratori: deboli perché diversamente abili; deboli perché, in alcuni casi, anche precari.
Auspichiamo che il MI provveda quanto prima a correggere/revisionare e/o integrare l’articolo 14 per evitare una nuova stagione di ricorsi.
Aggiungiamo anche che come “Coordinamento Nazionale per il ripristino del jazz nei licei musicali” ci siamo già visti togliere il nostro insegnamento (strumento jazz nei licei) per la mancata creazione delle specifiche classi di concorso (generando tra l’altro una disparità di trattamento con i colleghi di strumento classico), e ci è rimasta come unica possibilità lavorativa solo l’insegnamento di Musica (A030).
Insomma, ecco delinearsi, anche a passi svelti, la nuova scuola NON INCLUSIVA di questo Ministero così ripetutamente disattento e poco sensibile a quelle che sono le istanze di una importante comunità di professionisti operanti in ambiti culturali: ma si sa, la cultura in Italia è solo una vetrina da esporre nelle circostanze più inutilmente formali, ma niente di più.
Si stenta a credere ad una lacuna umana di così alta portata, in tempi nei quali propria la Scuola, quella però fatta dai Docenti, è così attenta a perseguire il necessario principio dell’Inclusività.
Coordinamento Nazionale per il ripristino del Jazz nei Licei Musicali