Nel mondo, i bambini cosiddetti “plusdotati” sono il 5%, ma, mentre all’estero le scuole hanno procedure didattiche ad hoc per riconoscerli e seguirli, in Italia la tematica è quasi sconosciuta. Ed è uno spreco e una superficialità che penalizza questi ragazzini particolarmente dotati, tanto che i genitori sono scesi in piazza per chiedere alle istituzioni di occuparsi di loro.
Addirittura spesso questi ragazzi, che si annoiano terribilmente in classe, vengono additati come portatori di disturbi. E invece hanno un Qi superiore a 125, mentre la media è intorno a 100. Alcuni di loro arrivano a 140 o 150: i “geni”.
«Tutti hanno un lessico completo e avanzato già nei primi anni di vita», spiegano esperti psicologi. «A un anno e mezzo pronunciano già frasi complesse, con una terminologia specifica e tempi verbali corretti», per cui è nel confronto con i coetanei che cominciano i problemi, perché, avendo personalità complesse, non incontrano compagni di scuola in cui rispecchiarsi, rischiano di isolarsi. Perdono l’autostima in poco tempo. Sono contestatori. Non sopportano la ripetitività dei compiti in classe. E fanno fatica anche a spiegare le modalità di gioco: costruiscono regole che per gli altri bambini sono difficili da comprendere e che neanche loro sanno spiegare. Perché i bambini plusdotati giocano come tutti gli altri bambini, ma per risolvere questioni logiche o matematiche seguono le proprie intuizioni, dribblando i protocolli standard imposti dagli insegnanti.
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Linkiesta scrive che all’estero sono le scuole stesse che segnalano questi bambini mentre in Italia è il genitore che deve preoccuparsi della valutazione dei propri figli, mentre gli insegnanti non sono formati né per individuare questi bambini e né per seguirli tra i banchi.
«Capita spesso che gli insegnanti li considerino sbagliati perché sono diversi rispetto agli altri bambini. Non hanno protocolli da seguire, non c’è formazione adatta a capire e seguire questi ragazzini. Quindi il più delle volte vengono segnalati per comportamenti strambi. Finiscono per essere emarginati e isolati». E il loro modo d’essere viene spesso confuso con altri disturbi, come l’autismo, l’iperattività e i disturbi dell’apprendimento.
La mancanza di un protocollo per identificarli, rende anche difficile farli emergere e in base a un rapporto europeo, l’Italia è l’unico Paese in Europa a non occuparsi dei ragazzi plusdotati.
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