Negli ultimi 25 anni la didattica della storia nella scuola primaria è mutata profondamente. Nel secondo dopoguerra il curricolo di storia generale costituiva l’asse principale della didattica dalla terza alla quinta classe, ma lo studio si fermava al primo conflitto mondiale. Nel tempo i parametri sono stati modificati introducendo anche il periodo della WWII e della Resistenza, fino al 1996 quando fu stabilito che la classe quinta si occupasse della storia del Novecento.
Questa scansione è stata stravolta all’inizio del nuovo millennio: in connessione con la verticalizzazione di scuola primaria e scuola secondaria di I grado è stato assegnato alle maestre e ai maestri l’insegnamento della storia antica fino alla caduta dell’impero romano. Ormai sono quindi quindici anni che la nuova scansione temporale è a norma.
Questa riduzione dell’arco temporale della storia generale per i legislatori avrebbe permesso agli insegnanti di concentrare l’attenzione su un periodo più ristretto e di evitare ripetizioni cicliche degli stessi argomenti. Eppure ciò non si è tradotto in specializzazione a causa del carattere generalista dello statuto delle maestre e dei maestri, che devono comunque padroneggiare numerose materie e declinarle per cinque età diverse.
D’altro canto il cambiamento di curricolo ha fatto emergere alcuni problemi inediti. Uno di essi è se e come affrontare i temi della storia recente.
L’insegnamento della storia infatti costituiva un’occasione per occuparsi del mondo contemporaneo, delle sue radici, dei fondamenti civili della nostra società. Attualmente a questa esigenza rispondono altre modalità.
La principale è il cosiddetto “calendario civile”, l’insieme delle date di celebrazioni che si reputano significative per la nostra coscienza di cittadini. Queste date – 27 gennaio, 8 marzo, 25 aprile, 1° maggio, 3 ottobre ad esempio – possono diventare occasione per una didattica del Novecento e dei fondamenti della nostra società. Anche Cittadinanza e Costituzione può assolvere questa funzione. In entrambi i casi però esiste il rischio molto forte di trasformare questi temi da oggetto di conoscenza storica a esclusivo momento di celebrazione morale, senza riferimento agli eventi storici che ne furono all’origine. Per evitare questa riduzione occorre affrontare le date costruendo ampi sfondi di contestualizzazione storica, uscendo dalla logica commemorativa per dispiegare il lavoro in classe in periodi più lunghi.
Infine chi scrive ritiene sarebbe utile riaprire un dibattito tra docenti e teorici dell’educazione per un bilancio di questi cambiamenti e per confrontarsi su quale storia assegnare agli insegnanti generalisti della scuola primaria.
Gianluca Gabrielli
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