“Liceo classico: no, il problema non è il latino” è il titolo dello scritto di Luca Ricolfi, apparso il 16 ottobre su il sole24ore.
Un’esplicita denuncia dell’inadeguatezza (formazione) e dell’inefficacia (educazione) della scuola secondaria superiore: pochi sono gli studenti che accedono agli studi universitari in grado di organizzarsi mentalmente, di astrarre, di concentrarsi, di discernere, di sintetizzare e di dominare le problematiche linguistiche. Una carenza ascritta “alla scuola di oggi che, con la sua corsa ad abbassare l’asticella, fornisce queste capacità sempre più raramente”.
Nello scritto si osserva la scuola come si osserva una scatola nera. Si considerano gli ingressi e le uscite: le dinamiche interne non sono scandagliate. Tutto è rimasto nell’indeterminatezza, non è stata identificata l’origine dello stallo in cui versa l’istituzione.
Uno scenario sconcertante sarebbe apparso se la storia degli ultimi quarant’anni fosse stata ripercorsa.
Nel 1974 la scuola è stata rimodellata in conformità alla dottrina scientifica: la complessità del suo mandato è stata abbattuta seguendo un percorso “per successive approssimazioni”.
Nel rapporto scuola società, nell’identificazione delle competenze generali necessarie all’interazione con la società contemporanea prende avvio la definizione del problema formativo; segue il riconoscimento delle capacità sottese alle competenze generali, cui mireranno tutti gli insegnamenti. Uno specifico organismo collegiale è stato preposto a ogni responsabilità.
Una ristrutturazione, una strategia che non ha prodotto effetti: stupefacente il fatto che la classe politica degli ultimi dieci anni, con sbalorditiva leggerezza, abbia attribuito l’insuccesso alla sua genesi legislativa. Se avesse fatto tesoro del postulato “un gruppo è produttivo e coeso se i membri ne condividono i traguardi” avrebbe individuato i colpevoli del malfunzionamento: i presidi non hanno mai convocato gli organismi collegiali per vincolarli alle loro responsabilità. L’origine e il senso del loro lavoro sono stati occultati e la partecipazione è stata scoraggiata.
A conferma della divergenza tra norma e prassi si trascrive, dalla legge delega n.53 del 2003, la finalità del sistema educativo: “È promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”. Il problema dell’insegnamento del greco e del latino, in tale ambito, ha una nuova definizione: quali strumenti (“attraverso conoscenze e abilità”) sono da privilegiare per lo sviluppo di capacità e di competenze?
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