Dalle notizie di queste ultime ore, sembrerebbero arrivare segnali rassicuranti che darebbero fiducia all’esecutivo guidato da Enrico Letta. Il senatore Giovanardi lancia la notizia clamorosa di una possibile scissione all’interno del PDL, infatti dichiara: “abbiamo i numeri, siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri al massimo è degli altri”.
Una dichiarazione che fa ben sperare ed allontana i gravi timori, alimentati oggi dal presidente del parlamento europeo Martin Schultz, in un’intervista all’Ansa. In buona sostanza ci sono problemi così urgenti da affrontare per l’Europa e per l’Italia, che ci viene chiesto dalla stessa Europa il massimo della responsabilità e della stabilità politica. Questo è il motivo che sta spingendo i politici più moderati e responsabili del PDL a votare la fiducia al governo Letta.
Questo nuovo quadro politico, che con ogni probabilità si potrebbe verificare da domani, si baserebbe su tre coordinate principali: durata dell’esecutivo fino al 2015, modifica della legge elettorale e varo dei provvedimenti economici necessari. E per la scuola cosa accadrà? Visto il lavoro svolto fino ad oggi dall’attuale ministro dell’istruzione e la collegialità con cui sono stati presi tutti i provvedimenti fino a questo momento, si può dire che la scuola, sempre che domani non succeda l’imponderabile, resta in “Carrozza”, pronta a proseguire il suo programma.
La prima cosa da fare, lo ha affermato lo stesso ministro Carrozza, è la conversione in legge, nel più breve tempo possibile del decreto legge n. 104/2013. Ma c’è tanto altro da fare, ad esempio sul gravoso tema della dispersione scolastica, dove lo Stato non può esimersi dal trovare soluzioni a questo problema, che al sud si collega evidentemente con i circuiti delle organizzazioni malavitose. Inoltre nel prossimo anno e mezzo, si spera di affrontare anche il tema del rinnovo del contratto della scuola e della valorizzazione professionale dei docenti.
Adesso attendiamo domani per capire se tali previsioni saranno confermate dai fatti e se così fosse, potremmo dire che a vincere non è stato l’esecutivo Letta, ma l’Italia tutta.
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