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“La scuola s’è rotta”

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Verrà presentato il 21 gennaio a Roma, a partire dalle 18,00 presso la libreria ‘Bibli’, il libro di lettere-denunce di Mila Spicola “La scuola s’è rotta – lettere di una professoressa”: il testo, edito da Einaudi, si compone di una serie de lettere che hanno come destinatari personaggi pubblici e privati, recenti e passati: da don Milani, ai ministri Tremonti e Gelmini, alla collega dal registro perfetto, al primo della classe, all’ultimo della classe. Per ognuno di loro, l’autrice ha scritto dei testi dai toni a volte forti, altre preoccupati, altre ancora inneggianti al dialogo. Ma sempre con un preciso scopo: cercare di difendere il suo "bellissimo mestiere dal disastro della scuola italiana". Un testo, insomma, che si rivolge a chi a fatto e sta facendo ora la scuola, sempre più stretta nella implacabile morsa dei tagli alle risorse agli istituti, delle riforme poco condivise e della considerazione per l’istruzione pubblica sempre più in declino.
 
Qui di seguito, alcuni stralci di lettere presenti nel libro:Il libro


“Caro don Lorenzo sono passati quanti anni dalla lettera che mi hai inviato? Il mondo è cambiato mille volte da allora. Eppure io mi ritrovo a insegnare nella scuola dei tuoi poveri Gianni, sempre più distinti dai ricchi Pierini. Non a Barbiana, bensì in una periferia palermitana. Quaranta anni fa ci avevi convinti tutti. Noi insegnanti e quelli che decidono. Avevamo capito la tua lezione. Ci abbiamo provato a fare una scuola migliore. E l’avevamo fatta, lasciamelo dire, prima che arrivasse questo disastro”.
“Egregio Ministro, dirà lei: non ne posso più di sentirvi, voi insegnanti. Si consoli, non è da solo: molti lo stanno già dicendo insieme a lei, che si son stufati di sentirci. Eppure, non demordo. Ci sono due tipi di alunni svogliati: quelli che a furia di rimproveri continuano imperterriti a rifiutare qualunque invito alla responsabilità e quelli invece che, sentendosi ripetere sempre la stessa cosa, alla fine rinsaviscono per sfinimento. Voglio essere ottimista, annoverare lei tra i secondi e prenderla per sfinimento”.
“Caro Tony T., il Primo degli Ultimi. Così dicevi contento e soddisfatto. «Proessorè, sugnu u primu d’i peggiu da scola, ma sugnu puru u cchiù beddu i tutti» (Sono il primo dei peggiori della scuola, ma sono anche il più bello di tutti). Tu sei quello su cui ho pianto più di tutti gli altri e ancora mi ritrovo a piangere nonostante siano trascorsi quanti anni. Sì, quattro anni. Trovare una tua lettera nella cassetta della posta è davvero l’ultima delle cose che mi sarei aspettata. Intanto non c’era il mittente. Furbo tu, eh? Anche perché, in effetti, «Tony T., cella 46, carcere Pagliarelli, Palermo» non fa proprio un bell’effetto, esibito su una busta”.