La scuola sarà l’ascensore sociale di cui ha bisogno l’Italia?

Chi lavora nelle scuole, chi vi studia, ha la misura esatta della cattiva riuscita  della “buona scuola”. Quante ore di contemporaneità oraria in più (o piuttosto in meno)? Quanti laboratori in più?
Quali possibilità per gli alunni disabili, per le situazioni di difficoltà, per i disturbi specifici dell’apprendimento? Quante ore di inglese o di informatica in più?

E, visti da un altro punto di vista, si sono guadagnati posti di lavoro oltre a quelli imposti dalla giusta sentenza europea?
Questa scuola sarà quell’ascensore sociale che ci porterà ad avere nel 2020 l’80% di diplomati previsto dall’ Obiettivo di Lisbona? O rimarremo indietro come accadeva in passato? E come sempre sarà il lavoro volontario e gratuito degli insegnanti e degli altri operatori scolastici a “mettere una pezza”?
Restiamo fra gli ultimi nell’ Ocse per spesa pubblica per la scuola. E nonostante ciò i nostri ragazzi ottengono ottimi risultati all’estero, nei posti di lavoro e nell’istruzione, seppure nella poco invidiabile posizione di di “cervelli in fuga”.
Questo è un autentico segnale di qualità dell’istruzione italiana. E’ invece l’ascensore sociale a non funzionare e nessun passo avanti viene da questa legge.
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