Le speranze che gli emendamenti alla Legge di Bilancio possano portare un po’ di soldi alla scuola sono vicine allo zero. A confermarlo sono stati i partiti della maggioranza che, turno, stanno incontrando i rappresentanti dei sindacati Flc-Cgil, Uil Scuola, Snals e Gilda, che assieme ad Anief, Cobas, Unicobas e altre organizzazioni, hanno proclamato lo sciopero della scuola il 10 dicembre con corteo, dalla Piramide, e sit in davanti al ministero dell’Istruzione.
“I partiti che sostengono il Governo continuano a dire che sono d’accordo con noi – dice Rino Di Meglio, leader della Gilda, alla Tecnica della Scuola – oggi incontreremo anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, ma rimane un dato di fatto che non ci sono soldi. Nel senso che il premier Mario Draghi ha dato come disponibilità da gestire in questa fase non più di 600 milioni per l’universo mondo di necessità che l’Italia ha in questo difficile momento, quindi pure per gestire la pandemia”.
“Noi – ha concluso Di Meglio – non comprendiamo perché alla scuola continua ad essere riservato un ruolo marginale e non centrale nella politica del Paese. Per questo domani scioperiamo e manifestiamo a Roma”.
È sempre più chiaro, quindi, che quando si tratterà di decidere il destino degli emendamenti, per l’Ufficio di presidenza e per la Ragioneria generale dello Stato non vi sarà molto da decidere.
Tra le tante richieste giunte per la scuola, ricordiamo, c’è la richiesta, tra le altre cose, di fondi per il rinnovo del contratto e per gli stipendi, per la formazione in servizio, per nuovi percorsi abilitanti, le conferme e assunzioni in ruolo, l’eliminazione del vincolo mobilità per i neo assunti, la conferma sino alla fine dell’anno scolastico dell’organico Covid anche per gli amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici.
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