La scuola viene sequestrata, i docenti e il personale non lavorano e gli studenti non possono seguire le lezioni. E’ il quadro che si presenta al liceo scientifico “Pasquale Stanislao Mancini” di Avellino, che non può garantire le attività didattiche a 1250 studenti dopo la decisione del gip di Avellino di chiudere l’edificio, in seguito ai sopralluoghi dei tecnici.
“Da lunedì gli studenti non hanno più un posto dove andare a scuola”, commenta su Il Fatto Quotidiano la preside Silvana Nicolina Agnes, indagata insieme al presidente della Provincia Domenico Gambacorta e altri due funzionari, uno comunale e l’altro provinciale. “Non solo ma non abbiamo più nemmeno gli uffici di segreteria e neanche la presidenza. Siamo penalizzati anche dal punto di vista dell’attività burocratica necessaria al funzionamento della stessa scuola. Siamo di fronte al blocco di tutta l’attività amministrativa con conseguenze molto gravi. Io sono solo la dirigente. Le soluzioni devono arrivare dalla Provincia che è proprietaria dello stabile e dall’ufficio scolastico territoriale”.
La dirigente del Mancini non comprende le motivazioni della Procura, dato che nei mesi scorsi erano stati fatti dei test sui solai per verificarne la robustezza e la sicurezza: “nei mesi scorsi il professor Luigi Petti, docente di costruzioni in zona sismica dell’Università di Salerno ha verificato la stabilità e staticità della sede e si è pronunciato per l’assenza di pericolosità. Successivamente è subentrata una denuncia di alcuni genitori che ha messo in discussione la perizia tecnica per cui la Procura a fini cautelativi ha posto i sigilli allo stabile. Non entro nel merito ma per quattro mesi abbiamo avuto a scuola una squadra che ha lavorato, che ha fatto le prove di carico sui solai. La perizia è stata messa in discussione da due tecnici della Procura che in una mezza giornata hanno rilevato degli errori nella relazione di Petti”.
Federconsumatori interviene per chiedere il dissequestro, visti i danni alla scuola e al personale, per non parlare agli studenti, che come ribadito anche dalla dirigente, non possono essere collocati facilmente in altri plessi: “Lungi dal voler entrare nel merito della vicenda giudiziaria, a tutela della vasta utenza interessata dal provvedimento ed al fine di limitare un grave disservizio, chiediamo alla Procura di Avellino di disporre il dissequestro dell’immobile, quantomeno per il tempo necessario ad individuare idonee soluzioni alternative”.
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