Categorie: Handicap

La scuola sia luogo di riabilitazione per l’autismo

“La scuola, materna ed elementare, rappresenta una grossa opportunità per gli interventi di riabilitazione nell’autismo. Interventi che hanno una grande valenza nel promuovere il benessere e le competenze del soggetto autistico, perché la capacità di stare con i compagni e istaurare relazioni con gli altri migliora la qualità della vita e diminuisce la gravità del disturbo”. Diagnosi e terapia, scuola e inserimento sociale: quali prospettive’, promosso a Roma dall’onorevole Paola Binetti.
Nella Provincia autonoma è stato attivato 4 anni fa un progetto di “Inclusione soggetti con Disturbo dello Spettro Autistico” che ha coinvolto 75 bambini e 350 insegnanti. Nel sistema scolastico italiano la “presenza di insegnanti di sostegno e assistenti educatori- prosegue l’esperta- costituisce una risorsa enorme, che se ben utilizzata potrebbe ridurre notevolmente i costi dello Stato”.
La letteratura indica che “un bambino autistico dovrebbe seguire un percorso di riabilitazione che prevede cinque incontri la settimana e avere un insegnante di sostegno ben formato per 36 ore la settimana. Indicazioni disattese- sottolinea la studiosa- a meno che i genitori non si organizzino in prima persona pagando di tasca loro. Bisogna formare gli insegnanti di sostegno e le associazioni di educatori per farli lavorare bene nell’ambiente scolastico, garantendo a questi bambini una maggiore tutela nella scuola e meno terapia privata”.

La scuola come luogo di riabilitazione quindi, per “desanitarizzare l’autismo e rafforzare l’aspetto educativo, pedagogico e relazione”. Una possibilità concreta, secondo la docente, “qualora si investisse nella formazione, che oggi manca perché si ritiene che per l’autismo occorra una formazione diversa avendo i soggetti coinvolti nel disturbo un cervello differente. Non si parla di disabilità e basta”.
Per favorire allora l’inclusione scolastica dei bambini e adolescenti autistici, “che hanno molte potenzialità per imparare e stare con gli altri ma che hanno un funzionamento mentale diverso”, è stato promosso a Trento una progetto che coinvolge una comunità di insegnanti, educatori ed esperti. Lavorano da quattro anni tutti insieme, scambiandosi materiali, esperienze, successi e delusioni, e progredendo nella costruzione di quanto necessario e indispensabile per realizzare l’inclusione scolastica dei soggetti con autismo.
Un’iniziativa richiesta anche dalle famiglie, “desiderose di avere uno spazio dove i loro figli potessero essere tutelati”. Il progetto “Inclusione soggetti con Disturbo dello Spettro Autistico” è stato attivato dall’assessorato all’Istruzione della Provincia autonoma di Trento e gestito dal dipartimento della Conoscenza, dall’Iprase Trentino (Istituto provinciale per la ricerca, l’aggiornamento e la sperimentazione educativi) e dall’ODFLab dell’ Università di Trento (centro nazionale per la ricerca, diagnosi e trattamento dei Disturbi dello spettro autistico). L’obiettivo è “fare formazione capillare su tutti i consigli di classe in cui è inserito un bambino con autismo”.
Gli insegnanti che hanno partecipato “si sono sentiti estremamente supportati ed esprimono grande soddisfazione, le famiglie sono tranquille e noi abbiamo misurato concretamente il miglioramento dei bambini in varie aree dello sviluppo- conclude Venuti- molto nella comunicazione, interazione e contatto con altri, nelle competenze cognitive, nella capacità di associarsi, comunicare e chiedere le cose”. Per lo più sono bambini delle elementari, le primarie vanno per la maggiore, a seguire le scuole medie e i centri professionali.

Pasquale Almirante

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