Il Partito Democratico non finirà mai di stupirci, ogni giorno emergono con tutta evidenza le sue alchimie, discrasie e contraddizioni politiche. Emerge in modo palese una forte scollamento tra la classe dirigente del partito democratico a livello di governo e i suoi “feudi” elettorali e politici a livello locale. Si nota un partito democratico che agisce centralmente sponsorizzando le proprie riforme, in modo particolare quella della scuola, ed invece un PD locale che prende le distanze dal furore riformistico di Renzi e la sua squadra, e critica senza peli sulla lingua il governo e la legge sulla scuola.
Potremmo citare l’esempio del nuovo Presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, fortemente contrario alla linea politica di Renzi sulla scuola. Eclatante quanto sintomatica è stata la posizione presa dal Governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, che qualche settimana fa si è lasciato andare a un duro sfogo contro il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone: “se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Non mi sono fatto mai tante risate in vita mia come da quando è diventato politico nazionale”.
Queste le pesanti critiche di Crocetta contro un Faraone paladino della riforma della scuola. Adesso il Partito Democratico sembra giunto al punto di un regolamento di conti, tra il potere centrale del partito e del governo e i vari feudi locali. Emergono sempre più prepotentemente i casi di Roma, con la grana “mafia Capitale”, dove si vorrebbe tanto sostituire Marino con un uomo di area renziana, adesso è esploso anche il caso Sicilia, dove le intercettazioni tra Tutino e Crocetta scuotono l’opinione pubblica.
A tal proposito interviene l’on. Alessandro Di Battista (M5S) che con un cinguettio su Twitter scrive: ” Crocetta è indegno ma occhio, il PD lo scarica non per il bene dei siciliani ma per piazzare Faraone, l’assassino della scuola pubblica”. Che Faraone voglia prendere il posto di Crocetta come governatore della Sicilia, sarebbe confortato dal fatto che tra i due è in atto una vera e propria querelle, fatta di dichiarazioni mezzo stampa, ma ancora non è possibile affermarlo con certezza.
Tuttavia una domanda sorge spontanea: “la scuola siciliana metterà la crocetta sul nome di Faraone?”. Sarebbe interessante capire, in vista di un possibile referendum contro il preside manager e la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, quale sarebbe l’orientamento del popolo siciliano. Infatti candidare uno dei principali artefici della legge sulla scuola, equivale a un voto referendario sulla Buona Scuola. Voi come votereste?
Il testo integrale della riforma, LEGGE 13 luglio 2015, n. 107
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