C’era una volta la scuola elementare, non primaria, a cosa serve cambiare i nomi?
La scuola dell’abbecedario e del sussidiario, dove, sì, si imparava a studiare, ma soprattutto a leggere, a scrivere e a far di conto; con l’esame in seconda (sic!) e in quinta, prima vera occasione necessaria ai bambini, seppure di 10 anni, per mettersi alla prova, affrontare quello che erano riusciti a imparare in cinque anni e gestire la paura, sana, di fronte a qualcosa di ufficiale; la scuola dove non si bocciava quasi mai, ma dove poteva succedere, se nessun obiettivo veniva raggiunto anche a 10 anni o meno.
C’era una volta la scuola media, non secondaria di primo grado, percorso più breve ma impegnativo: tanti professori, materie nuove, età difficile. E l’esame in terza, per testare quanto si era imparato.
C’era una volta la scuola superiore, non secondaria di secondo grado. La scuola finale dalla quale, dopo cinque anni, liceo o istituto professionale, uscivi nella vita dei grandi, pronto per l’università o per il mondo del lavoro. Con la Maturità, non l’Esame di Stato: l’esame, perfettibile, che concludeva ufficialmente il tuo ciclo di studi. 13 anni di vita, fatta di scuola, ma anche di divertimento, di nascita di nuove amicizie, alcune delle quali destinate a durare per sempre.
E ora, cosa c’è? Da oggi cosa ci sarà?
Una scuola primaria dove già non si boccia più, dove gli esami sono stati aboliti e dove i bimbi, nonostante l’impegno delle maestre e dei maestri, imparano sempre meno.
Una scuola secondaria di primo grado dove arrivano bimbi impreparati e dove i docenti fanno i salti mortali per far sì che qualcosa rimanga nelle testoline dei loro alunni, sempre meno educati dalle famiglie, vittime dei social network, lasciati in balia di loro stessi. Una scuola che dovrebbe durare 4 anni, come in Francia, e non ridotta a due, come si propone i questi giorni; per concludere un percorso a tutto tondo e far proseguire i ragazzi nei loro studi preparati al meglio. E che, invece, vedrà sparire la bocciatura per legge, anche di fronte a tutte insufficienze.
Una scuola secondaria di secondo grado, dove i ragazzi arrivano sempre meno motivati, sfruttati nell’alternanza scuola-lavoro e con un anno in meno di studio.
E i docenti? Beh, quelli non contano più nulla da almeno 20 anni: fannulloni, mangiapane a tradimento, pagati troppo, rispettati niente e con tre mesi di ferie. E che ora, alle medie, non potranno nemmeno più dire che studiare è importante, perché gli alunni e le famiglie sapranno benissimo che saranno comunque promossi.
Che dire? La scuola è morta? W la scuola! Con la speranza che al ministero arrivi finalmente qualcuno che sa di cosa parla, che abbia maturato esperienza sul campo e possa, con tanto tempo, fatica e convinzione, porre rimedio a questo scempio ventennale.
E ai ragazzi che arriveranno alle superiori senza basi di grammatica, matematica, senza conoscere le lingue, la geografia e la storia, del tutto incapaci, non per colpa loro, di sviluppare idee personali e un minimo di spirito critico, un fortissimo in bocca al lupo!
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