“L’autonomia scolastica è garanzia di libertà di insegnamento e pluralismo culturale…” (D.P.R. 275/1999).
Oggi il pluralismo culturale, l’autonomia, la libertà di pensiero, di opinione e di insegnamento tacciono a Locorotondo, località della Puglia nella quale, tra tante polemiche e accuse di natura politica, un istituto scolastico ha negato l’aula nella quale aveva precedentemente autorizzato l’incontro “Vaccinare informati, le ragioni di una scelta”. Una conferenza i cui relatori sono un giornalista d’inchiesta, il Presidente nazionale dell’Ordine dei Biologi, un Senatore della Repubblica italiana e alcuni docenti.
Oggi ci chiediamo cosa avrebbe pensato Latouche. Il tratto identitario di una società è la propria cultura, intesa come insieme di valori anche dicotomici e contrastanti tra loro. La perdita di questo nucleo di valori o il predominio di alcuni a scredito di altri si sostanzia, per una società, in una silenziosa perdita di sé. Se l’idea di un’umanità per Latouche è unica, è ugualmente vero, però, che essa non può avere un unico dogma, un’unica scienza, ma la sua essenza è il pluralismo culturale.
Norberto Bobbio ci insegna inoltre che i diritti umani, quelli connessi all’essenza più profonda dell’umanità, sono diritti storici, inalienabili e non possono essere dedotti da un unico fondamento ideologico, ma nascono dal confronto e dal pluralismo culturale. La cultura stessa, la ricerca scientifica, le libertà fondamentali, i diritti e le competenze trasversali nella Scuola non sono mai frutto di un unicum ideologico scientista e dogmatico, ma sono il prodotto del confronto e del dibattito culturale.
Se la scienza non è più “democratica”, hegelianamente il mondo dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca lo sono ancora, poiché rappresentano luoghi di ricerca, di studio, di confronto e di dibattito. La ricerca scientifica e il metodo scientifico che si insegnano nelle scuole e nelle università sono intrisi di lotte dottrinarie ma anche di riconoscimenti reciproci delle proprie diversità. La Scuola è il luogo dove si sviluppa il pensiero critico (dal greco krìno: scelgo), che è alla base dell’autonomia di pensiero del discente. Nel luogo della cultura per eccellenza non si può favorire un’unica cultura, un’unica scienza dogmatica, un’unica identità, poiché il rischio – come insegnano Latouche e Featherstone – sarebbe quello di istigare all’imperialismo e al monoteismo culturale e scientifico. Pertanto è necessario, per la Scuola, valorizzare l’aspirazione a un dialogo tra culture e orientamenti scientifici diversi. Noi docenti rifuggiamo per deontologia professionale l’universalismo monoideologico e difendiamo oggi, in questa sede, il pluralismo culturale, poiché esso è garanzia dell’autonomia della Scuola, dell’Università, della Ricerca e della libertà di opinione e di insegnamento.
Noi auspichiamo il riconoscimento, il dialogo e la coesistenza dei diversi orientamenti ideologici e scientifici attuali. La Scuola è il luogo nel quale non si divulga un unico sapere, un’unica scienza, ma è in primis il luogo ideale nel quale costruire saperi e lasciar esprimere, includere e integrare ogni diversità.
Noi sosteniamo il valore del dibattito, del confronto, del dialogo tra i vari orientamenti scientifici e dottrinari, del rispetto delle diversità. La Scuola è aperta a tutti ed è un luogo ideale che appartiene a tutti, pertanto è democratica. La scienza per noi è ancora libera e libero è il suo insegnamento, come recita la nostra Costituzione.
La Scuola rifugge la reductio ad unum e si sostanzia nel pluralismo culturale, lotta contro ogni forma di estremismo ed educa alle differenze e al loro rispetto, al fine di non imprigionare i discenti in dogmatismi monoteisti o in stereotipi scientisti. Tutto questo è la Scuola. Tutto questo trova espressione nella legislazione scolastica.
L’assenza di dialogo contribuisce a sviluppare un’immagine stereotipata dell’altro e favorisce l’intolleranza e la discriminazione. Secondo l’art. 1 co.7 della legge 107/2015 gli obiettivi formativi prioritari della Scuola sono “lo sviluppo di competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, al rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, la consapevolezza dei diritti e dei doveri…”
Gli stereotipi e le polemiche, dunque, non appartengono alla Scuola e non dovrebbero appartenere nemmeno al mondo della Cultura scientifica.
Matteo De Angelis
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