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La scuola tifa per l’election day: gli istituti non possono chiudere 9 giorni

Le inaspettate elezioni politiche potrebbero creare non pochi problemi a molte scuole: andare tre volte alle urne metterebbe in seria crisi tutte quelle scuole individuate sedi di seggio elettorale. In queste sedi, infatti, si rischia fortemente di scendere al di sotto dei 200 giorni minimi di lezione, individuati come soglia minima dal comma 3 dell’art. 74 del decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 94 (più noto come Testo unico).
Ecco che allora l’election day, ideato per scongiurare il pericolo astensionismo attraverso la creazione di un decreto apposito e su cui nei prossimi giorni dovrebbe pronunciarsi il Consiglio dei Ministri, sarebbe la soluzione auspicabile anche dal mondo della scuola: qualora, infatti, dovesse andare in porto l’ipotesi di accorpare il 13 e 14 aprile elezioni politiche e amministrative (per rinnovare le amministrazioni di Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Sicilia, 13 province e 539 comuni), gli istituti che costituiscono seggio elettorale verrebbero chiusi due volte anziché tre. In questo modo avrebbero maggiori chance di completare il minimo di giorni di scuola previsti dalla legge per validare l’anno scolastico.
La soluzione sembra davvero difficile da trovare: ogni chiamata alle urne obbliga le scuole a sospendere le lezioni dai due ai tre giorni; questo perché la commissione si insedia il sabato ed il giorno successivo allo scrutinio viene dedicato alla disinfestazione. 
Qualora passasse l’ipotesi dell’election day gli studenti rimarrebbero a casa tra i cinque e i sei giorni, contro gli otto-nove se invece non si trovasse l’accordo. E tenere chiuse le scuole otto-nove giorni potrebbe diventare “pericoloso”, soprattutto se qualche studente bocciato, ma esperto di normativa scolastica, decidesse di avvalersi di questo ‘appiglio’ per fare ricorso: il calendario scolastico è stato infatti già da tempo fissato da ogni singola regione in accordo con gli uffici scolastici regionali e non sembrano esserci spiragli o margini.
Quasi tutte le regioni hanno predisposto un numero di giorni che va dai 210-215, ma all’inizio dell’anno scolastico i collegi dei docenti hanno sottratto tra i cinque e dieci giorni per allungare i periodi di sospensione o crearne altri: da alcuni anni gli studenti si sono così visti prolungare le vacanze natalizie o pasquali, festeggiare il carnevale, allungare i ponti a cavallo del 25 aprile, del 1 maggio, del 2 giugno o della festa del santo patrono.
E’ un dato di fatto che non si possono nemmeno far slittare le elezioni amministrative: anche in questo caso il vincolo è la legge, secondo cui vanno svolte improrogabilmente entro il 15 giugno. 
Un periodo in cui le scuole saranno impegnate nelle lezioni: quasi tutte le regioni concluderanno le lezioni il 7 giugno, ma con alcune eccezioni come gli studenti dell’Abruzzo e della provincia di Bolzano che dovranno andare in classe fino al 14. Ed in ogni caso gli istituti saranno in fibrillazione per lo svolgimento degli scrutini, l’allestimento dei nuovi corsi di recupero e l’organizzazione degli esami di Stato. Insomma la matassa è davvero difficile da sciogliere.
Alessandro Giuliani

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