“Ormai le scuole sono terrorizzate dai genitori. Sono loro che dettano l’agenda. Togliere la paura nelle fiabe, eliminare l’Orco, la Strega equivale a togliere il ‘sale’ alla mia attività. Questo non è utile al bambino perché le fiabe attraverso il contrasto tra l’eroe buono e l’antagonista cattivo, aiutano i più piccoli a gestire la paura”.
A dirlo all’Agi Margherita Cennamo, esperta burattinaia e laureata in Scienze della formazione, a lavoro presso l’associazione culturale “Burattinificio Mangiafoco” con sede a Bologna.
“Non è la prima volta che mi capita che una scuola chieda di modificare una fiaba”.
“Io – racconta Cennamo – ho risposto che non ero d’accordo. Poi è arrivata un’email in cui la scuola rinunciava allo spettacolo. Mi è dispiaciuto per la modalità arrogante e per questo ho poi raccontato tutto su Facebook. Non ho ancora capito se il timore della scuola sia nato dalle maestre o dai genitori”.
Secondo l’educatrice-burattinaia “ogni bambino vive in un mondo che non è esente dal male. Le fiabe rappresentano un ‘cuscinetto’ tra il bimbo e la realtà”.
Ecco esempio di ‘censura’: “Stavo analizzando in classe la fiaba ‘La finta nonna” di Calvino. Ad un certo punto la bimba si trova di fronte al fiume Giordano che spalanca le acque per farla passare. Mi è venuto naturale fare un richiamo a Mosè ma una maestra mi ha detto: Non farlo perché una bimba ha genitori atei”.
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